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Rotondi: "Così si copre di ridicolo il simbolo scudocrociato"

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Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le autonomie, è dispiaciuto. Lui lo aveva detto all'amico Giuseppe e anche all'amico Casini: rinunciate all'emblema con la croce, trovate uno spazio nel Pdl. Ma loro niente. E adesso il primo rischia di far rinviare le elezioni; il secondo corre da solo. Come si è arrivati a questo? «In Italia siamo abituati ad affrontare i problemi solo quando si presentano. Io ho scelto di non adottare quel simbolo perché era impigliato in una querelle giudiziaria che lo rendeva inutilizzabile». Pizza e Casini, invece... «Avevo consigliato a tutti e due di consegnare lo scudocrociato alla fondazione Sturzo, usando due simboli nuovi. Per essere democristiani non c'è bisogno del simbolo». Non solo non l'hanno ascoltata, ma uno corre da solo e l'altro non è entrato nel Pdl. «Esatto. Scelte che contesto, anche quella di Casini che, comunque, ha un partito strutturato. A maggior ragione nel caso di Pizza...». Quali sarebbero le conseguenze di un rinvio? «Si sfiorerebbe il ridicolo. Tutta l'Italia sa che si vota il 13 e il 14. Il risultato sarebbe una più vasta disaffezione per la politica». Ma due-tre settimane non sono poi lunghissime... «Churchill diceva che in politica una settimana è un tempo lunghissimo. Figuriamoci due o tre...». Ha sentito Pizza oggi? «No. Con lui ho rapporti cortesi ma siamo su lunghezze d'onda diverse». Prima ha detto «non mollo». Poi ha lasciato capire che, in seguito a un intervento di Napolitano o alle scuse del Viminale, avrebbe potuto cambiare idea. Che ne pensa? «La seconda mi sembra una dichiarazione di buon senso. Il capo dello Stato, però, non può fare niente. Il ministero dell'Interno potrebbe fare un gesto». Mi sembra di capire che questa disputa le provoca dispiacere e irritazione. Perché? «Da democristiano soffro perché lo scudocrociato ha garantito quarant'anni di stabilità e progresso. Non è giusto che il suo uso ora coincida con una commedia. Bisogna fermarsi». Che cosa prevede accadrà nei prossimi giorni? «L'articolo 61 della Costituzione stabilisce un termine massimo di settanta giorni dallo scioglimento delle Camere per le nuove elezioni. Credo che questa norma precettiva debba prevalere. E che prevarrà». Pensa che Pizza cambierà idea? «Lo spero. Gli italiani non meritano venti giorni di supplizio in più». Se tenesse duro, secondo lei, verrebbe «punito» alle urne? «Sì, gli elettori lo penalizzerebbero. Invece così è riuscito ad ottenere visibilità e se si ferma adesso può solo guadagnarci».

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