L'ad Prato lascia
Commissario vicino
Ungesto che è l'evoluzione naturale del mandato che gli era stato assegnato dal governo Prodi. Una decisione che ha messo, però, in fibrillazione i sindacati che, dopo aver adottato una politica del muro contro muro, ora temono di essere additati come i responsabili del fallimento del vettore italiano. Sì, perché il passaggio successivo della vicenda potrebbe essere il commissariamento. Oggi, infatti, si riunisce il cda che «potrà assumere le necessarie ed opportune determinazioni» spiega la nota di addio di Prato. Parole pesanti dietro alle quali le organizzazioni dei lavoratori hanno già letto l'arrivo di provvedimenti drastici. Questa la sensazione almeno che è arrivata dalle parole del segretario nazionale di Sdl Andrea Cavola. «È il momento di far quadrato. Abbiamo invitato il presidente Prato a non prendere decisioni di commissariamento. Non si deve perdere la testa - ha aggiunto - e occorre garantire l'operatività dell'azienda». Insomma la paura è il sentimento dominante. Ieri, infatti, il ministro dell'economia Tommaso Padoa Schioppa l'aveva usato quasi come una minaccia nel corso della sua audizione alla Commissione Trasporti della Camera. Ora però lo spettro del commissariamento della compagnia con l'applicazione della legge Marzano è più che un'ipotesi. Da oggi diventa una quasi realtà. E non è detto che l'azienda riesca a sostenere anche con i poteri praticamente illimitati attribuiti al commissario un rilancio in un settore complesso come l'aviazione civile. Lo stesso Padoa Schioppa lo ha detto con chiarezza: «Non sarebbe una soluzione indolore: Alitalia non è Parmalat». Anche per l'azienda di Collecchio, infatti, fu adottato lo stesso strumento di salvataggio che portò a un risanamento quasi completo della società alimentare. Nel caso di Alitalia, però, le cose potrebbero differenti. «Parmalat era industrialmente sana e in gravissima crisi finanziaria, Alitalia ha un indebitamento del tutto fisiologico ma un conto economico cronicamente in rosso» ha tuonato Padoa Schioppa che ha aggiunto che occorrerebbero «iniziative di ristrutturazione immediate e molto radicali. Vi sono fondati motivi per ritenere che tali iniziative dovrebbero essere davvero assai più radicali di quelle proposte da un soggetto acquirente che abbia, oltre che l'esperienza di ristrutturazioni già compiute in passato, la forza finanziaria e organizzativa di un gruppo come Air France-Klm». Tradotto: chiunque sarà chiamato a tentare un salvataggio in extremis avrà tra le mani una patata bollente. Dovrà tagliare senza troppi scrupoli. Altrimenti sarà fallimento.