Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Presidente siamo a un passo dalle elezioni, come giudica ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Ci spetterà l'onore e l'onere di governare. I toni si sono mantenuti buoni, qualcuno dice che io ho accelerato nelle critiche al candidato del Pd, ma non è vero: io critico i suoi risultati. Il pericolo vero, ora, è quello delle schede bianche. Ho suggerito di non lasciare mai la scheda bianca. Se non si dovesse fare una scelta, il suggerimento è annullarla per non far sì che questa sia utilizzata al di là della volontà dell'elettore. I brogli, in certe regioni, si sono verificati soprattutto a causa di questo fatto. La seconda cosa da fare è spiegare ancora la legge elettorale e il sistema di assegnazione dei seggi. Insistiamo perché abbiamo notato come gran parte dell'elettorato non ha ancora ben capito il reale sistema di assegnazione dei seggi. La mia terza preoccupazione è quella dell'individuazione del simbolo sulla scheda. Il ministero degli Interni ha deciso di mettere sulla scheda tutti i simboli di seguito e sarà difficile individuare il simbolo da scegliere sulla scheda. È importante che le forze politiche si impegnino a distribuire dei fac-simile per informare gli elettori. Ampliando l'analisi, mi sembra che in questo finale di campagna non ci siano novità importanti. L'ultima notizia è l'alto tasso di inflazione e l'aumento del prezzo dei generi alimentari. Poi c'è stata la buona notizia dell'Expo e la mia sorpresa per le polemiche. Io ho semplicemente detto che il merito spettava, e spetta, alla signora Letizia Moratti. Quindi non è un successo solo del governo Prodi, ma anche del sindaco e mio che ho fatto numerosi interventi per raggiungere questo risultato. Ma il fatto che Milano abbia questa grande opportunità aggiunge un'altra considerazione all'importanza di mantenere un hub a Malpensa e a difendere la propria compagnia di bandiera. Io mi ero astenuto dall'intervenire nelle trattative con Air France perché ritenevo si andasse verso un accordo. Invece, dopo molti mesi di trattative, la compagnia francese ha presentato un'offerta con delle condizioni irricevibili e offensive che volevano la incorporazione totale di Alitalia in Air France. L'Italia non può rinunciare a una sua compagnia di bandiera. Qual è il progetto concreto per affrontare la crisi economica che coinvolge molte famiglie italiane? Dobbiamo sottoscrivere degli accordi con il mondo del commercio e con le grandi catene di distribuzione. Nel primo Consiglio dei ministri toglieremo l'Ici. La seconda cosa è detassare completamente i premi di produzione e gli straordinari. Questo può cambiare addirittura il sistema di trattative sui contratti e può stimolare un maggiore impegno dei lavoratori. Sappiamo che i dipendenti statali lavorano in media il 15 per cento in meno dei lavoratori autonomi. Se riuscissimo a far salire il tempo lavorato avremo un grande impulso alla produzione, che sarebbe giustificato da un aumento dei consumi. Non c'è una ricetta miracolistica, ma si tratta di applicare la ricetta liberale e del benessere: meno tasse è uguale a maggiori consumi, maggiore produzione e più forza lavoro. Ciò significa maggiori entrate per lo Stato per aiutare famiglie bisognose. In più il programma prevede la messa sul mercato ogni anno di tanti immobili quanti potranno essere assorbiti dal mercato stesso. Questo porterà più liquidità nelle casse dell'Erario con l'impegno che questi soldi verranno utilizzati solo per ridurre il debito pubblico che sappiamo essere al 104% del Pil e che intendiamo portare sotto il 100%. Torniamo su Alitalia. La cordata italiana arriverà in tempo e assicurerà la sopravvivenza di Malpensa? Non è una questione di tempo. Questi imprenditori formano una compagine molto folta. Mi sono rivolto ad alcuni colleghi e ho avuto molte risposte sia dai grandi sia dai medi imprenditori. Quando sarò a Palazzo Chigi e chiederò loro di puntare una fiche su Alitalia difficilmente potranno dire di no. Farebbero una pessima figura con me e con il Paese. Alitalia non richiede grandi capitali, del resto Air France la stava comprando per nulla e Prodi la stava svendendo come con la Sme. La compagnia, inoltre, ha delle obbligazioni che si possono pagare nel tempo. Ho chiesto io che non ci fossero imprenditori che si appalesassero e ho consigliato di dire che in questo momento non c'è nulla sul tavolo. Però ho chiesto a Bruno Ermolli di tenere le fila della trattativa. Più volte in questa campagna ha chiamato in causa Prodi che, ultimamente, è tornato a scontrarsi anche con lei. Nei prossimi giorni si confronterà più con lui o con Veltroni? Questo governo ci lascia un'eredità che è fatta di 110 tasse in più e una pressione fiscale record al 44 per cento. Inoltre un numero imprecisato di extracomunitari con una caduta verticale della sicurezza dei cittadini, tutti i cantieri chiusi e la tragedia della Campania: ci mancherebbe che in campagna elettorale il leader dell'opposizione non dichiari l'eredità che riceve e non prenda le distanze dall'operato di questo governo. Ed è chiaro, anche alla luce della sua rinuncia di fare la conferenza stampa finale, che Prodi riceve pressioni disperate da parte di chi vuole presentare la sinistra come completamente nuova. Proprio Veltroni va dagli italiani a spiegare che non ha niente a che fare con questo governo. Quindi è difficile portare avanti una campagna senza citare un esecutivo che è stato incapace di governare. Io credo di aver fatto una campagna tranquilla, prudente, sulla situazione italiana che è difficilissima. Andando a Palazzo Chigi non andiamo a una festa, sappiamo che avremo degli impegni difficilissimi e, in più, delle istituzioni che sono dall'altra parte. La sinistra, pur non avendo vinto le scorse elezioni, ha messo le mani su tutto il Paese. Avremo contro la Corte costituzionale, il Csm, i sindacati. Sarà molto molto difficile. Anche ricordando che hanno bocciato la nostra riforma costituzionale e che il presidente del Consiglio ha solo il diritto di formulare l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Non può dire a un ministro di non fare una conferenza stampa: oggi può fare quello che vuole. Il premier non può approvare nulla che non debba passare sotto le forche caudine di un capo dello Stato che sta dall'altra parte. Mi ricordo il rapporto con Ciampi, i decreti legge e le guerre che si facevano per far passare un decreto. Con un Parlamento, poi, fatto di due Camere che si rimpallano i disegni di legge. Noi avevamo posto rimedio a questo, ma la sinistra con un referendum è riuscita ad abrogare tutto. Sono molto, molto preoccupato. Ci stiamo assumendo una grande responsabilità. È entrato in tema riforme. Se vincerà le elezioni modificherà anche la legge elettorale, visto che nel 2009 ci sarà il referendum? La prima cosa che farò sarà abolire la legge sulla par condicio, una legge illiberale e liberticida che assegna a tutti i partiti, grandi e piccoli, lo stesso spazio in televisione. Per quanto riguarda la legge elettorale attuale, per una interpretazione, il premio di maggioranza al Senato viene attribuito a livello regionale e questo è un grosso guaio. Ci sono delle Regioni «rosse» che andranno sicuramente alla sinistra, altre che sono «moderate» e andranno a noi, altre in bilico. E per questo al Senato è difficile realizzare una larga maggioranza. Ma noi sono sicuro che l'avremo. Per il resto non conosco una legge elettorale perfetta. Noi eravamo d'accordo anche sulla bozza Bianco, poi la sinistra non è riuscita a mettersi d'accordo. Parliamo di costi della politica. Ritiene utile tagliare le Province prima di tante altre agenzie? I costi della politica sono un qualche cosa su cui sarà molto difficile intervenire ed è per questo che auspico una vasta maggioranza della nostra parte politica in Parlamento. Sarebbe bello poter fare un intervento bipartisan, Dio lo volesse! Ci sono molte cose che potremo cambiare insieme, migliorando la situazione dei costi dello Stato. Sono tanti gli Enti che vanno eliminati: si deve fare un bel bucato, perché ci sono troppi istituti inutili. Ma soprattutto bisogna fare pulizia sulle consulenze. A riguardo ho fatto un rimprovero all'ex sindaco di Roma Veltroni, visto che le spese in consulenza, con lui, sono aumentate di oltre il 240% nella Capitale. Come pensa di riassorbire gli oltre 60 mila dipendenti delle Province? Come sa, in due anni andranno in pensione settantamila dipendenti della pubblica amministrazione. Gli impiegati delle Province prenderanno in posto dei neo-pensionati. Come valuta il modello Roma di Veltroni? Oggi (ieri, ndr) il coordinatore del Pd, Goffredo Bettini, ha scritto ai romani che lei è la fotocopia di Bossi che voleva bruciare il Colosseo. Non mi risulta che Bossi volesse bruciare il Colosseo. Credo che quando non si hanno argomenti ci si attacca a tutto. Veltroni ha voluto vendere il modello Roma come efficace, ma la sua è stata un'amministrazione che non si è occupata di migliorare la città. Nel libro che abbiamo mandato ai romani abbiamo raccolto tantissimi titoli, soprattutto di «Repubblica», che confermano questa valutazione. Presidente, se salirà al governo a lei spetteranno le nomine Eni, Enel, Finmaccanica, Terna e le scelte sui nomi dei ministri. Può fare qualche nome? Il governo avrà 60 protagonisti, i ministri saranno 12 e ci saranno quattro rappresentanti del gentil sesso. Sulle nomine devo dire che Eni, Enel, Finmeccanica e Terna sono egregiamente condotte. So che il presidente di Eni ha deciso di lasciare e la società mi sembra faccia risultati straordinari. La stessa cosa posso dire di Enel, di Finmeccanica e di Terna e anche per questo il governo attuale non ha ritenuto di intervenire in quanto c'è un generale giudizio, anche delle Borse, della condizione positiva di queste importanti società. Ogni esecutivo fa una sua riforma della scuola. Cancellerete quella del centrosinistra? Abbiamo fatto la riforma Moratti che è stata ottima. Puntava sull'informatizzazione, sull'antinozionismo inutile e sulla preparazione dei giovani al mondo del lavoro. La sinistra l'ha accantonata e noi la ripristineremo. In politica estera, almeno due sono le strettoie che attendono il nuovo governo nel 2008. La polveriera Tibet incombe sulle Olimpiadi cinesi. Come valuta l'ipotesi di boicottaggio avanzata tra gli altri anche da Sarkozy? Quanto agli Stati Uniti, chi vedrebbe con favore alla Casa Bianca? E come cambierebbe l'atteggiamento italiano con un presidente Usa democratico, con particolare riferimento alla nostra presenza militare nel quadrante orientale del mondo? L'Unione europea, da quando sono avvenuti cambi di vertici in alcuni Paesi importanti, non è stata più protagonista in campo internazionale. Ora, con me al fianco di Sarkozy e Brown, deve tornare a esserlo perché il Vecchio Continente è portatore di una politica liberale moderata. Mi impegnerò per far riavvicinare l'Europa e gli Usa alla Federazione Russa: lo spera anche Putin, che in molte circostanze mi ha consultato come un fratello magggiore. Sul Tibet penso che l'Europa, gli Usa e le Nazioni Unite siano stati troppo tempo silenti. Si doveva inviare un energico alt alle violenze e una richiesta precisa alla Cina di aprire un dialogo con il capo spirituale del Tibet, il Dalai Lama, che non vuole l'indipendenza. E sarebbe sbagliato boicottare le Olimpiadi che devono essere una grande occasione verso un ambiente che sta cercando di uscire dal totalitarismo ma la strada non è facile perché la situazione precedente era disastrosa. Quanto agli Usa, chiunque vinca per noi non cambierà nulla. Ho avuto rapporti gradevolissimi con Clinton, con cui sono ancora in contatto. Ricordo ancora quando Hillary, durante il mio intervento al congresso, si spellava le mani. Evidentemente, come candidato premier di un Paese alleato agli Stati Uniti non posso pronunciare pronostici a favore dell'uno o dell'altro candidato, perché avrei difficoltà a incontrare in futuro il vincente. Le anime del Pdl sono unite, ma gli alleati potrebbero ostacolare il lavoro considerando alcune posizione della Lega, per esempio, sull'immigrazione. C'è il pericolo di rimanere imballati su certi temi? Intanto la Lega in 5 anni di governo non si è mai posta contro il nostro lavoro, è un alleato leale. Io ho uno splendido rapporto con Umberto Bossi e sul caso dell'immigrazione c'è stato un fraintendimento, in quanto non sono state riportate le mie parole in modo corretto. Sugli immigrati, per farli diventare cittadini italiani, oltre alle attuali leggi sono convinto che debbano conoscere la lingua italiana, le nostre leggi e i nostri valori. Dopo il 14 aprile potrà esserci una ricomposizione con gli ex alleati? Non lo so dire. Dipende, francamente, da loro. Io ribadisco, tuttavia, che i cittadini devono avere la consapevolezza di come vengono eletti i parlamentari. E che il voto dato ai partiti minori del centrodestra potrebbe togliere il risultato di successo pieno al Pdl e fare così il gioco della sinistra. Un Paese come l'Italia ha bisogno di avere due grandi partiti uno al governo e uno all'opposizione e gli altri partitini servono solo ai loro leader.

Dai blog