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Il popolo delle primarie non si fa vedere ai gazebo

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Veltroni

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Certo, il responsabile comunicazione Ermete Realacci è al settimo cielo: «Sono stati contattati più di sei milioni di cittadini, "reclutati" circa un milione e duecentomila volontari per la fase finale della campagna elettorale». Ma, girando qua e là per i gazebo allestiti in questa calda domenica primaverile, diventa difficile trovare traccia di quei sei milioni di cittadini. Soprattutto a Roma. E le lunghe file delle primarie del 14 ottobre sono già un lontano ricordo. Ore 11.35, quartiere Garbatella. Lo scorso anno, a quest'ora, le schede per votare erano già andate esaurite, così come le copie dell'Unità. Stavolta il clima è diverso. Il gazebo è stato spostato al centro di piazza Damiano Sauli, ma sono pochi quelli che si fermano. Sorte analoga tocca alla ex sezione dei Ds di San Lorenzo. Anche qui, nel 2007, grande affluenza di votanti. Oggi, poco prima di pranzo, non c'è nessuno. Forse perché il cartello affisso all'ingresso avvisa che: «La fondazione del Pd continua. Ci siamo ogni sera dalle 18 alle 21». In effetti il gazebo vero e proprio è allestito altrove, a largo dei Falisci. Ma di file neanche l'ombra. Ore 12, piazza Fiume. Qui si gioca in casa di Veltroni. È il «suo» gazebo. C'è una certa ressa. Un militante si sfoga: «Metà sono giornalisti, metà sono nostri». In effetti le persone con adesivo di ordinanza sul bavero sono molte, ma ci sono anche semplici curiosi. Tra gli altri spiccano il fedelissimo Goffredo Bettini e l'ex senatore Ignazio Marino (candidato a Palazzo Madama nel collegio Lazio). Alla spicciolata arrivano Dario Franceschini, Marianna Madia, Enrico Gasbarra, Giovanna Melandri. Arriva anche Veltroni che si concede un bagno di folla (le persone invadono la corsia preferenziale dei bus bloccandone la circolazione). Nel giro di pochi metri altri due gazebi: quello del candidato al del Pdl al consiglio provinciale Renato Panella e quello di Paola Sorgini dei Socialisti (su cui spicca una bandiera del Tibet). Il confronto è impietoso, ma è un fuoco di paglia. Quando Veltroni se ne va verso le 13 la gente, lentamente, scema. Qualche ora dopo, alle 16.30, il gazebo di Piazza Fiume è deserto. Niente file anche nella centralissima piazza del Popolo. Una signora si avvicina preoccupata proprio mentre gli organizzatori, soddisfatti, raccontano: «Si sono fermate tantissime persone». La donna tira un sospiro di sollievo: «Meno male, sono preoccupata». Dall'altra parte del tavolo un tentativo di tranquillizzarla: «Tutti siamo preoccupati, ma Scalfari oggi ha scritto su Repubblica che vinciamo».

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