Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Battaglia regionale

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Maglione blu sopra una camicia nera sbottonata, il leader del Pdl si chiude in una camera di albergo prima di riapparire - completamente cambiato, con cravatta e doppiopetto grigio - nella sala del convegno. L'accoglienza è più calorosa di quella tributata nei due giorni precedenti a Walter Veltroni e Pier Ferdinando Casini e il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, accogliendolo, gli offre addirittura un assist che si era ben guardato dal lanciare agli altri due leader: «Abbiamo iniziato con la pioggia, poi ci sono state le nuvole oggi c'è il sole. Non so se sia di buon auspicio...». Berlusconi seduto in prima fila sorride e ringrazia. Poi, durante il suo intervento, sapendo di avere davanti una platea di imprenditori senben disposta verso il centrodestra, rilancia: «L'ho ascoltata attentamente presidente e lei sarebbe un ottimo politico...». A Taormina, seconda città visitata in Sicilia in questa campagna elettorale, il leader del Pdl resta giusto il tempo del suo intervento, prima di ripartire per gli altri due appuntamenti elettorali in uno dei territori che più lo preoccupano. La Calabria è infatti una delle regioni dove il Cavaliere sa che si giocherà la battaglia per avere una maggioranza non striminzita in Senato, insieme alla Campania e al Lazio. E sulla loro importanza insiste anche parlando al convegno di Confagricoltura, accusando la sinistra di brogli durante le elezioni del 2006 e lanciando l'appello per diventare rappresentante di lista, «difensore del voto», e controllare che durante lo scrutinio delle schede non ci siano irregolarità. «Alle ultime elezioni - racconta - fino alla mezzanotte di lunedì eravamo in testa sia in Calabria che in Campania, poi c'è stato un black out di tre ore e i dati che ci sono arrivati subito dopo davano la sinistra in vantaggio. E guarda caso erano anche sparite tutte le schede bianche». Un «buco nero» di cui Berlusconi non sa ancora darsi pace. Per questo nelle ultime due settimane di campagna elettorale ha deciso di alzare il tono dello scontro con l'opposizione, tornando ossessivamente sul tema dei brogli. Per questo anche a Taormina ha invitato anche gli imprenditori ad andare personalmente a controllare la regolarità del voto il 13 e il 14 aprile, a entrare in quell'esercito «di 120 mila persone che difenderanno i diritti degli italiani». «Non siamo ancora al completo - prosegue - ci servono persone capaci e dialetticamente brave perché la sinistra ci ha fatto vedere di che cosa è capace, di come può cambiare il risultato elettorale». Giovedì scorso il tema dei brogli è stato affrontato in una riunione ristretta del Pdl a palazzo Grazioli a Roma, con Gregorio Fontana, Quagliariello e Mantovani. E la prossima settimana verrà lanciata una campagna nella quale si chiede al ministero degli Interni di sorvegliare che gli scrutini si svolgano come previsto dalla legge. Secondo la relazione fatta da Giuliano Amato al Parlamento, infatti, il 50 per cento delle schede alle ultime elezioni sono state scrutinate in maniera sbagliata. La legge prevede che ogni certificato venga tolto dall'urna e registrato sul verbale mentre, secondo la relazione del ministro, in molti seggi i tagliandi sono stati rovesciati tutti sul tavolo, divisi e poi assegnati. Faciltando così, spiegano i vertici del Pdl, la possibilità di brogli. L'altro tema che sta a cuore al Cavaliere è la legge sulla par condicio, «una legge liberticida - spiega ancora agli imprenditori - perché assegna ai partiti più piccoli lo stesso spazio riservato a quelli più grandi». «Io non credo che il vantaggio che abbiamo sul Partito Democratico diminuirà, ma qualcosa perderemo proprio per colpa di quella legge, perché il mercato ci insegna che se diminuisce la presenza della pubblicità in tv di un prodotto calano anche le vendite. E noi oggi abbiamo il 7,8 per cento di presenza nelle televisioni, come i partiti più piccoli. Ma anche il Pd perderà un po' di consensi». Berlusconi è comunque sicuro di vincere la battaglia elettorale anche se dipinge un'Italia ferma, immobile, dove le infrastrutture sono state bloccate e l'economia non riparte. Poi, poco prima di chiudere il suo intervento, alla platea chiede: «Chi di voi non si domanderebbe "Ma chi me lo fa fare". Me lo chiedo anche io ma la risposta è che non c'è un'alternativa per tenere insieme le forze moderate».

Dai blog