dall'inviato Paolo Zappitelli ...
Senza essere costretto a invocare il voto disgiunto. E questo perché l'asse tra Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché garantisce comunque una vittoria schiacciante alla coalizione del Cavaliere, mentre i voti di Totò «Vasa Vasa» Cuffaro andranno a rosicchiare le preferenze del Partito Democratico anziché erodere consensi al Popolo della Libertà. I conti che da giorni in Sicilia stanno facendo i responsabili del Mpa e del Pdl assicurano infatti un successo tranquillo del centrodestra che dovrebbe così conquistare 15 dei 26 seggi per palazzo Madama che vengono assegnati nell'isola. Gli altri 11 andranno invece divisi tra il partito di Walter Veltroni, l'Udc e, forse, la Sinistra Arcobaleno di Fausto Bertinotti. Rispetto ad altre regioni dove la vittoria del Pdl è data comunque per scontata, e dove il partito di Casini farà comunque fatica a raggiungere la soglia dell'8 per cento prevista per il Senato, in Sicilia l'Udc ha una garanzia «matematica» di superare quello sbarramento. Salvatore Cuffaro, così come Raffaele Lombardo, con il quale da anni divide il controllo di buona parte del bacino elettorale, sa infatti esattamente quanti voti potrà prendere. E la disinvoltura con la quale ha avallato alla Regione l'alleanza con il Pdl e a livello nazionale la separazione, è la prova di come sia tranquillo di poter comunque sedere a palazzo Madama. A rimetterci sarà Anna Finocchiaro, candidata alla Regione sacrificata da Veltroni per la «mission impossible» di rosicchiare voti a chi ha il controllo della Sicilia, e soprattutto il Pd che vedrà probabilmente ridotta la sua rappresentanza a una manciata di senatori siciliani. Un pericolo che Walter Veltroni conosce bene e che lo ha spinto a compiere un lungo tour elettorale in Sicilia, battendo a tappeto tutte le città più importanti. E nell'isola ieri ha fatto tappa anche il suo «rivale» Pier Ferdinando Casini che è intervenuto, a Taormina, al convegno di Confagricoltura. E anche da lì ha attaccato Berlusconi e il suo appello alla preferenza disgiunta. «È l'ennesima "bufala" - incalza - di chi vorrebbe farci scomparire. Prima hanno tirato fuori la storia del voto "utile" e hanno visto che non funzionava. Ora chiedono agli elettori di votarci alla Camera ma non al Senato. Sbagliano di nuovo perché noi saremo determinanti anche a Palazzo Madama». Determinanti a tal punto che il leader dell'Udc, forse preso dall'entusiasmo, si è lanciato in un invito al ministro per le politiche agricole Paolo De Castro che lo stava ascoltando in platea: «Se avrò la responsabilità di governo del Paese ti rinnoverò l'incarico». Meno campata in aria, invece, la proposta che Casini fa subito dopo, quella di una assemblea costituente che, dopo le elezioni, si occupi di fare le riforme. «Siamo l'unico partito che ha questa proposta nel programma - continua -. I componenti dell'assemblea dovrebbero essere eletti quando si svolgeranno le elezioni europee l'anno prossimo con il compito di cambiare la Costituzione. Il bicameralismo perfetto è ormai superato, serve una sola Camera che decida, così come occorre dare più poteri al capo del governo». L'ultimo affondo è per l'«amico» Franco Frattini che ha lasciato il suo incarico di vicepresidente della commissione europea per candidarsi con il Pdl: «È il solito vizio dei politici italiani di considerare il parlamento europeo come un parcheggio. Così non si fanno gli interessi del Paese, ci facciamo ridere dietro dalle altre nazioni. E in Europa contiamo sempre di meno».