Berlusconi rilancia: "La cordata italiana dopo le elezioni"
All'annuncio del premier, ne è seguito uno di Berlusconi di segno opposto: il leader del Pdl ha infatti assicurato che, se sarà lui a presiedere il governo dopo le elezioni, Alitalia non diventerà mai francese. Berlusconi ha sostanzialmente intimato a Prodi di fermare la trattativa una volta che le urne avranno bocciato il suo governo: Prodi, ha detto, «non vorrà concludere una trattativa alle condizioni che abbiamo conosciuto prima del 13 aprile». Altrettanta chiarezza sulla sua volontà di non accettare il piano del colosso francese: «Lo diciamo chiaro anche agli amici francesi, non possiamo assolutamente accettare che Alitalia sia venduta ad Air France». Berlusconi ha bocciato l'offerta presentata da Spinetta giudicandola «offensiva» ed è tornato alla carica sulla cordata italiana che potrebbe proporsi per l'acquisto della compagnia di bandiera. Dopo le elezioni, ha detto, «lanceremo un appello a tutti gli imprenditori italiani, e voglio vedere quale sarà l'imprenditore che negherà di dare un apporto in nome dell'orgoglio e dell'interesse nazionale». Berlusconi si è detto ottimista sulla possibilità di riuscita dell'impresa: «Quando saremo al governo sarà agevole trovare una compagine di imprenditori italiani che si caricherà Alitalia». Poco prima, invece, Prodi aveva ribadito la necessità di proseguire con gli incontri operativi con i francesi: «Le trattative cominceranno, sapevamo fin dall'inizio che non erano facili, e adesso l'analisi sarà approfondita. Nei prossimi giorni sapremo se c'è una possibilità di conclusione o no». Quanto alla cordata italiana, il premier ha continuato a considerarla come un'ipotesi irrealistica: «No, il quadro va avanti, e se si conclude è certamente un fatto importante». Divenuto l'argomento più dibattuto della campagna elettorale, il caso Alitalia agita e divide le forze politiche. Nel centrodestra, i difensori dell'italianità della compagnia di bandiera tifano Berlusconi; a sinistra, i fautori dell'accordo con Air France sono più in imbarazzo, dovendo fare i conti con il no dei sindacati, ma alla fine l'atteggiamento prevalente è quello realistico. Come spiega Walter Veltroni: «Fosse esistita una cordata sarebbe stata importante, ma in realtà non c'è». Poi su Berlusconi: «Come si fa ad andare avanti cosi? Non si può giocare sull'Alitalia a discapito di decine di migliaia di lavoratori in un momento delicatissimo». La sinistra arcobaleno, invece, è nettamente schierata contro l'offerta di Spinetta, definita «inaccettabile» da Fausto Bertinotti, che ha lanciato un appello agli eventuali interessati, sia pubblici sia privati, a farsi avanti. A destra l'ottimismo di Berlusconi è ampiamente sostenuto dai suoi, anche se non manca qualche voce dissonante. «Forti dubbi» sulla cordata italiana, per esempio, sono stati espressi dal leader della Lega Nord Umberto Bossi: «Gli imprenditori non mettono le mani dove c'è da perdere soldi». Bossi ha indicato invece una possibile via di uscita: applicare per Alitalia la stessa legge usata per il crac Parmalat, in modo da preservare i posti di lavoro. Nel frattempo , il Pdl si stringe a difesa di Berlusconi,accusato da Di Pietro di insider trading : «Sulla questione Alitalia - ha osservato Sandro Bondi - si annuncia l'ennesima campagna politico-giudiziaria ai danni di Berlusconi».