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Baccini: «Casini uno dei nostri.

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Mario Baccini

A Roma corro per vincere»

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No, i sondaggi gli daranno anche un 1,5 per cento di voti ma lui c'è, «alza la voce» come recita uno dei suoi volantini. Onorevole Baccini perché ha deciso di uscire dall'Udc e di fondare la Rosa Bianca? «La Rosa Bianca è un movimento che vuole superare questo bipolarismo degenerato che non ha prodotto una classe dirigente politica attrezzata. Parliamo di riforme da anni senza che ne sia stata realizzata una. Vogliamo smascherare la casta, quella che punta a mantenere lo status quo. Non ci definiamo semplicemente di centro, siamo per la buona politica. E sul percorso che ho cominciato con Bruno Tabacci e Savino Pezzotta, ci siamo trovati anche con Casini, che è arrivato dopo. Vede, in politica chi ha le idee le fa prevalere. Noi le abbiamo». D'accordo, però lei andrà in Parlamento con l'Unione di Centro mentre a Roma si presenta con un simbolo diverso e in alternativa al candidato dell'Udc... «L'Unione di Centro è una costituente e non un soggetto politico. Una cosa che si costruisce non può essere una cosa che già c'è. Poi la mia esperienza politica è ancora più specifica: non è un caso che a Roma abbiamo seicento candidati e nessuno preso dall'Udc. Anzi, gli esponenti politici in corsa sono davvero pochi: Fasoli, Rastelli e Sodano. Tutti gli altri sono espressione della società civile. Abbiamo scelto una strada diversa. Il mio impegno nella capitale nasce come indipendente, constatato che i programmi di Rutelli e Alemanno sono insufficienti». Cosa le ha impedito di rimanere nel Pdl? Berlusconi? «No, ho grande stima per lui. Mi ha spinto a questa scelta la mancanza di coraggio dei partiti. Le cose vanno cambiate davvero. Non ci siamo messi sotto le ali della convenienza, abbiamo deciso di andare in mare aperto chiedendo il consenso agli elettori puniti da questa legge che fa sì che le segreterie dei partiti nominino il Parlamento». Come si è ricomposta la frattura con Casini? «La Rosa Bianca non è una costola dell'Udc ma abbiamo preso atto che lo stesso Casini ci ha dato ragione scendendo sul nostro terreno. Per questo abbiamo costruito una costituente con il suo partito». Quale sarebbe un risultato soddisfacente per la Rosa Bianca? «Gli italiani scontenti di questa politica sono più del 50 per cento, a differenza di quello che fanno credere i sondaggi. Noi vogliamo dare nuova forza al ceto medio e alla borghesia ricostruendola come massa critica ed economica. Se al Senato, come credo, supereremo l'8 per cento e alla Camera il 4, avremo dato avvio a una fase nuova e in ogni caso saremo determinanti per le riforme». Avete un'indicazione politica per il dopo-elezioni? Escludete di collaborare con Veltroni e con Berlusconi? «Non c'è alcuna esclusione a priori. De Gasperi ha detto: la politica è realizzare. Non ci tireremo indietro. Anche se penso che vincerà le elezioni una coalizione che non sarà in grado di risolvere i problemi, non tanto per i numeri ma per mancanza di capacità. Potremmo pensare a un governo politico-istituzionale, che serva davvero al Paese». Il centrodestra a Roma presenta cinque candidati sindaco. Come si fa a pensare di vincere? «La crisi del centrodestra romano è uguale alla crisi del centrosinistra. Certo c'è un problema: la candidatura di Alemanno serve solo per contenere quella di Storace. È una questione interna». Al ballottaggio con chi si schiererà? Dicono che con Rutelli ci sia una trattativa aperta... «Ho incontrato sia lui sia Alemanno, ci sono delle convergenze, ma io scendo in campo per vincere. Tantissimi romani ancora non sanno chi votare. Nell'eventualità ne parleremo dopo il primo turno». Quali sono le grandi questioni da risolvere nella capitale? Il Modello romano ha funzionato? «Ho letto il forum che avete fatto con Mondello (presidente di Unioncamere, ndr) e non condivido la sua analisi. Sì, i numeri dicono che negli ultimi anni c'è stata una crescita ma Roma ha perso la Telecom e anche le direzioni delle grandi banche. Inoltre si sono alimentate le partecipazioni comunali nelle aziende per sistemare persone ed è mancata una politica del trasporto aereo così come per lo smaltimento dei rifiuti. Parliamoci chiaro: i numeri della crescita sono legati solo all'edilizia, a Roma manca un piano di governo». E la sua ricetta? «Una Roma sicura. Cioè, tolleranza zero: sgombero dei campi rom, delle baracche e integrazione per le famiglie regolari. Affiderò un ruolo importante ai vigili urbani: penso di dare le armi a gruppi specializzati. Basta, ovviamente, anche con l'accattonaggio: bambini e barboni vanno tolti dalla strada, servono centri di accoglienza. Una città solidale non si misura con le telecamere. Voglio fare un protocollo d'intesa con tutte le diverse etnie che convivono in questa città. Le regole vanno rispettate da tutti. Poi il lavoro. Va superato il precariato: assumerò i lavoratori a tempo determinato del Comune. Certo, la flessibilità è un valore ma è molto diversa dalla precarietà. Insomma, meno consulenti d'oro e più dignità ai lavoratori. Non dimentico i rifiuti: la raccolta differenziata porta a porta va estesa. Togliendo i cassonetti dalle strade si creerebbero 25 mila posti auto. Penso anche di ripristinare il portierato, cioè assumere almeno 15 mila portieri che possano svolgere funzioni importanti (dai rifiuti al controllo) nei condomini. C'è anche il traffico: prevedo di costruire, in convenzione con i privati, quattro grandi parcheggi multipiano in quattro punti strategici della città». Cosa pensa della vicenda taxi? È dalla parte dei tassisti che chiedono di diminuire le licenze o da quella dei clienti che non hanno gradito l'aumento delle tariffe? «I tassisti devono adeguarsi alle esigenze della città. Studierò la situazione ma assicuro che se sarò sindaco non darò privilegi a nessuno». E l'emergenza abitativa? «Si possono realizzare dai 40 ai 50 mila alloggi per le giovani coppie, sposate o no. Metteremo a disposizione i terreni comunali». Darà anche più poteri ai Municipi realizzando quel decentramento di cui si parla da anni? «La regìa spetta al Campidoglio ma i Municipi devono essere il braccio operativo. Anche la Provincia di Roma deve funzionare meglio e non essere abolita». Farà un faccia a faccia con gli altri candidati? «Li invito al confronto pubblico. Voglio sapere se possiamo fare sinergia per il bene della città».

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