E Walter torna

Da Taormina, dove è intervenuto al secondo forum di Confagricoltura, ha spiegato che negli ultimi quindici anni il nostro Paese è rimasto bloccato, mentre il resto dell'Europa cresceva, contestando che «mentre noi discutevamo di televisioni, di pubblicità, di brogli, insomma di cose da pazzi, le altre nazioni andavano avanti sulla strada dello sviluppo». Non si ferma Veltroni e mette sotto accusa tutta la politica: «Abbiamo vissuto l'ultimo anno e mezzo temendo che se ci fosse stata un'influenza saremmo andati a votare il giorno dopo. In altri Paesi c'è maggiore fair play che consente stabilità. Ma è anche vero che un governo deve attuare il programma per il quale gli elettori lo hanno votato». Poi ancora una riga nera sugli ultimi 15 anni di politica italiana - quella comunque che ha visto Berlusconi ma anche due esecutivi retti da Prodi e un Veltroni vicepremier e ministro dei Beni culturali - spiegando «che per la debolezza delle coalizioni nessun governo è stato mai riconfermato e anche nelle legislature durate cinque anni ci sono state dimissioni di ministri, di sottosegretari, rimpasti». Il segretario del Pd davanti alla platea degli imprenditori ha voglia di fare piazza pulita di tutto il passato e asseconda la richiesta del presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni di un'assemblea costituente subito dopo il voto per fare le riforme. Così rilancia la necessità di una «fase» costituente, ripetendo che i sondaggi «danno una situazione di pareggio al Senato e allora voglio sapere come si farà a governare l'Italia». Se questo accadrà, spiega ancora il leader del Pd, la colpa è di chi non ha voluto, dopo la caduta del governo Prodi, dar vita a un governo istituzionale: «È stata una gigantesca occasione storica perduta per fare le riforme che servono all'Italia e ora ci troviamo in situazione difficilissima». Provocata comunque anche da una fase economica di recessione. Veltroni non prova neppure a nascondere i risultati deludenti degli ultimi anni, spiega che «i dati economici del primo e del secondo trimestre di quest'anno ci diranno che c'è una profonda crisi. Dobbiamo tenere la guardia molto alta, altrimenti rischiamo di non trovare più la chiave per far ripartire la macchina Italia». La cura? «Una stagione riformista che scuota il Paese, di qualsiasi segno essa sia (e qui strappa un sorriso agli imprenditori) purché non si finisca nuovamente in una fase di gelatina, di marmellata come è stata quella che abbiamo vissuto fino a oggi, in cui le due parole della politica sono state "odio" e "rinvio"». E se nel passato si annida tutto il male dell'Italia, per il futuro Walter Veltroni lancia una paio di proposte che soddisfano la platea che ieri si è trovato di fronte a Taormina, tappa intermedia della giornata elettorale aperta a Siracusa e conclusa a Messina. La prima è uno snellimento della burocrazia, con tempi certi per gli imprenditori. Come ad esempio la necessità che la Valutazione di impatto ambientale per le grandi opere venga data dallo Stato in soli tre mesi «e non in tre anni», promettendo che il Pd presenterà un disegno di legge delega «di "ammazzamento" del sistema legislativo ipertrofico di questo Paese». Ma la lotta alla burocrazia, secondo il segretario del Pd non va combattuta solo dentro lo Stato ma anche con un «accorpamento» delle tante associazioni che oggi esistono in Italia e che partecipano ai tavoli di trattativa con l'esecutivo: «C'è bisogno di unificare e concentrare le varie sigle sindacali, prendendo esempio da quanto, stavolta, abbiamo fatto in politica». Il discorso del leader Pd si chiude con un'affermazione che vuole far breccia nella cassaforte di voti di Confagricoltura: «Il ministero dell'agricoltura sarà uno dei 12 che rimarranno ma sarà anche un'area per la quale avremo un'attenzione particolare». Applausi, sipario.