dall'inviato Doveva restare un segreto. Ma appena ...
Il Cavaliere entra nella piccola cripta e cambia espressione, non sorride più. Conta i passi fino al cancelletto nero dove ad attenderlo ci sono le due clarisse che custodiscono il corpo di Santa Rosa. Pochi minuti prima le due suore erano quasi sorprese dai rumori che provenivano dal sagrato. «Abbiamo bisogno di aiuto - dice la badessa - e sappiamo che Berlusconi è un uomo di cuore. Mancano i soldi per l'illuminazione e speriamo in un suo gesto. Stiamo attendendo la sua visita. Ci hanno detto che veniva e verrà. Preghiamo tanto per lui e glielo diremo di persona». Ed eccolo Berlusconi. Le suore tendono la mano da dietro il cancelletto e lui le rassicura: «Qualunque cosa vi serva, io sono qui. Qualunque cosa. Sapete, mia madre si chiamava Rosa e mi ha raccontato della Santa di Viterbo». Si commuove, Berlusconi. Ripensa alla mamma recentemente scomparsa. Confida alle clarisse gli ultimi attimi di vita di mamma Rosa, la fede immensa che aveva. «Ora è in Paradiso - sussurra - e sento che mi sta proteggendo da lassù». Le clarisse annuiscono. Promettono una preghiera per la mamma, come del resto fanno ogni sera per tutte le donne che si chiamano Rosa. Stringono forte le mani di Berlusconi e come in una catarsi infondono una energia palpabile dai pochissimi presenti. Seguono pochi minuti molto personali. Poi l'ex premier continua a parlare con le clarisse: «Quante siete qui? Immagino poche». «Siamo dieci - rispondono -. Preghiamo e dedichiamo la nostra vita a Santa Rosa». Lui annuisce. Poi scherza: «In dieci siete poche. Ma almeno non si litiga». E loro: «No, no. Abbiamo tutte la stessa missione». «Beate voi» chiosa Berlusconi che saluta e poi si emoziona nel rendere omaggio al corpo della Santa. Un corpo parzialmente intatto nonostante siano trascorsi 750 anni dalla morte. La osserva e capisce che si trova dinanzi a un miracolo: il corpicino si è perfettamente conservato anche negli organi interni. Nella mente, forse, quel corpo così minuto ma che trasmette una forza dirompente gli ricorda la mamma. Poi si volta e si ferma a guardare il cuore di Santa Rosa conservato in un apposito altare. «Conosco bene la sua storia - afferma - e intuisco il dolore che possa aver provato quando era stata rifiutata. Ma si è fatta forza e ha salvato la città di Viterbo». Torna dalle clarisse e promette: «Sarò qui il 3 settembre, assisterò al Trasporto della Macchina di Santa Rosa». Le clarisse gli tendono la mano. Lui le afferra e accetta l'invito di assistere al Trasporto dall'interno del monastero e non come ospite d'onore al Comune di Viterbo. Poi si siede e scrive una dedica nel libro delle visite. Una dedica personale dove però fa cenno al «cuore di Santa Rosa che rappresenta non solo quello di Viterbo ma di tutta l'Italia. E una parte di quello di Silvio Berlusconi». Si alza ed esclama: «Santa Rosa è con me, non ho nulla da temere». Esce e ad accoglierlo sul sagrato della basilica Berlusconi trova una delegazione dei facchini di Santa Rosa che, ogni anno per le vie della città, su un percorso di poco più di un chilometro, sono protagonisti del trasporto della tradizionale macchina, un campanile alto 30 metri e pesante 50 quintali. I facchini donano al Cavaliere una piccola statuetta che riproduce l'attuale macchina e l'ex premier si informa sui particolari di questa tradizione, ripromettendo che sarà a Viterbo il prossimo 3 settembre. E, statene certi, ci sarà. Ale. Usa.