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«Walter fa promesse ma non ha i soldi»

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A parlare è Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, candidato per il Pdl alla Camera. Che cos'è che non la convince di questa proposta? «Innazitutto va detto che si tratta di una operazione fiscale. Nel senso, almeno secondo quanto è dato di capire, che le pensioni aumenterebbero non con il versamento di denaro fresco ma tramite il taglio delle imposte a carico dei pensionati. Diminuendo le imposte aumenterebbe, di conseguenza il reddito disponibile. Fin qui siamo nell'ordine delle cose che sono state dette finora anche dal Pdl. Quello che non è chiaro è come dovrebbe avvenire questa diminuzione delle imposte. Cioè se intendono agire sulle aliquote, sulle detrazioni o sulle deduzioni». Comunque sia è un'operazione costosa... «Veltroni dice che costerebbe 2,5 miliardi di euro l'anno ma secondo me l'onere è maggiore perchè agiscono su una platea ampia anche se il beneficio riguarda gli over 65». Quindi secondo una sua valutazione quanto verrebbe a costare la proposta di Veltroni? «Secondo me la stima di spesa di 2,5 miliardi è al ribasso. Quelal di Veltroni è un'operazione che minimo costa 3,5 miliardi l'anno. Rapportati alla spesa pensionistica che è 200 miliardi l'anno si tratta di un incremento di un punto e mezzo. Il problema è che va a ricascare in tutta la partita aperta del tesoretto che non c'è più o è in misura ridotta. Il tesoretto dovrebbe servire a pagare anche i miglioramenti retributivi dei lavoratori dipendenti. Insomma quel fantomatico tesoretto, che non si sa nemmeno se c'è, dovrebbe servire a finanziare troppe cose. Di per sè la spesa per aumentare le pensioni non sarebbe così elevata ma le disponibilità finanziarie sono ridotte all'osso» Questo vuol dire che si fanno i conti senza l'oste? «Non possiamo contare su un extragettito. Ci troviano in una situazione di rallentamento delle entrate fiscali. Veltroni ha posto alla base del suo programma, la diminuzione della pressione fiscale corrispondente al calo delle spese. In realtà le spese aumentano e non si capisce dove pensano di poter trovare i soldi per coprirle. Poi vogliono intervenire sulla riforma Dini». In che modo? «Invece di prendere a riferimento il pil per rivalutare le pensioni, Veltroni parla di un parametro intermedio tra la spesa pensionistica e il monte delle pensioni. Cioè una sorta di aliquota di equilibrio ma non si capise come si possa realizzare. Bisogna fare attenzione a come maneggiare questa materia perchè su questi pilastri si è costruita la sostenibilità dei conti pensionistici. Bisogna fare attenzione a queste formule vaghe. O sono solo promesse elettorali o operazioni molto rischiose». Non sarebbe stato meglio fare entrare in vigore la riforma Maroni subito invece di aspettare la legislatura successiva? «Non era facile dal punto di vista tecnico perchè la riforma Dini andava a regime alla fine del 2007 e ci sarebbe stata una sovrapposizione di riforme. Lo spostamento al 2008 ha però avuto il sapore della furbata». Ma come mai il Pdl non ha dato spazio alle pensioni nel suo programma? «È vero. Il Pdl avrebbe dovuto pensarci per primo anche perchè le proposte c'erano». Quali sono queste proposte? «Ci ha lavorato Brunetta e il suo staff. Si tratta di aumentare le pensioni minime, migliorare la rivalutazione e c'erano idee anche per le casalinghe. Oggi queste hanno difficoltà ad avere l'integrazione al minimo. Nessuna proposta è entrata nel programma ma è importante parlarne».

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