Nicola Imberti n.imberti@iltempo.it Ci mancava giusto ...
Avremmo avuto maggior forza se avessimo fatto una scelta netta e coerente con la proposta iniziale. Ma, come si dice, cosa fatta capo ha». Di Pietro accusa il Pd di non volerlo come Guardasigilli. È così? «Francamente mi sembra una discussione oziosa. Il risultato delle elezioni, oggi, è del tutto imprevedibile. Quindi è assolutamente fuori luogo discutere dei propri ruoli personali». Veramente è stato Veltroni ad assicurare che il leader dell'Idv non era interessato a fare il ministro della Giustizia. «Di Pietro ha accettato il programma del Pd e la leadership di Veltroni. È inutile contrattare posti al sole, sarà Walter a decidere la compagine più adatta per realizzare il programma. E poi chi l'ha detto che la valorizzazione delle persone passa attraverso un ministero?» C'è o no un veto su Di Pietro? «Non voglio partecipare a questo gioco. Il Pd è un partito tendenzialmente presidenziale. L'investitura di popolo ricevuta da Veltroni gli dà un ruolo e un potere che si è già reso evidente nella composizione delle liste e nella scelta dei movimenti compatibili con il nostro progetto. Sarà lui a scegliere come valorizzare Di Pietro». Ma lei lo vedrebbe bene come Guardasigilli? «Se non gli venisse affidato il ministero della Giustizia credo non ci sarebbe bisogno di spiegazioni». Cioè? «Di Pietro ha avuto un ruolo professionale che non lo favorisce. Sarebbe meglio per lui non puntare ad una responsabilità che lo collegherebbe troppo alla sua storia. Diciamo che non ha il "distacco interiore" necessario». È troppo giustizialista? «Di Pietro ha dimostrato di essere un ottimo ministro delle Infrastrutture ma ha anche dimostrato di avere un'attrazione irresistibile per i temi della giustizia. In lui c'è un di più di passione e passionalità che crea fondati sospetti sulla sua serenità nel gestire questo settore». Non è che lei, da ex Dc, ce l'ha con Di Pietro per la stagione di Tangentopoli? «No. Credo solamente che Di Pietro può fare bene il ministro in un settore dove si giochi la sua competenza politica piuttosto che quella tecnica. La stagione di Tangentopoli è lontana per farsi condizionare da sentimenti e risentimenti». Mi sembra chiaro che il leader dell'Idv difficilmente farà il Guardasigilli. Non teme che le differenze in tema di giustizia possano comunque esplodere? «Quando si aderisce ad un programma di governo bisogna essere leali. Non dubito della fedeltà di Di Pietro». Ma l'ex pm si è già rimangiato la parola data sul fatto che, dopo le elezioni, l'Idv confluirà nel Pd? «Lui si è impegnato a confluire. Questo significa che, dopo le elezioni, daremo vita a gruppi unici. Vale per Di Pietro e per quei radicali che sono stati inseriti nelle nostre liste». Teme che le alleanze volute da Veltroni possano trasformarsi in un boomerang elettorale? «Quello con l'Idv è un apparentamento. Gli elettorai voteranno per noi o per lui. Altra storia sono i Radicali. Qui le ripercussioni ci saranno, ma lo sapevamo già».