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Gianni Pasquarelli Mettiamo da parte gli ambientalisti che ...

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Auguri. Altri invece non vogliono il Ponte - dal Pd più Arcobaleno più Di Pietro eccetera - e argomentano (Fassino) che «basterebbe pensare allo stato di arretratezza delle ferrovie in Sicilia e in Calabria per rendersi conto che il Ponte è inutile». Sulla stessa lunghezza d'onda si sintonizza anche Veltroni. Prodi invece che fa? Non si era ancora seduto a Palazzo Chigi dopo il voto del 2006, che decide di cancellare la costruzione del Ponte mandando in fumo un sacco di quattrini già spesi, e facendo incavolare le numerose imprese straniere che avevano partecipato all'asta. La solita brutta figura internazionale. Il Presidente del Consiglio argomenta all'incirca così: «Quando vedo che a Palermo le ferrovie sono quelle che sono, mi chiedo quali siano le priorità». Voi penserete che il Governo avrebbe messo mano al portafogli affinché le ferrovie siciliane registrassero un rivoluzionante ammodernamento. Neanche per sogno. A novembre 2006 Prodi assicura che il Governo agirà per fronteggiare la crisi finanziaria delle Ferrovie. Poco dopo il presidente delle Fs, Innocenzo Cipolletta, dichiara che all'appello mancano 6,1 miliardi di euro per ricapitalizzare Trenitalia e che egli si accinge a portare i libri in Tribunale. Risultato: nella spartizione del fantomatico «tesoretto» alla strada ferrata vanno soltanto 700 milioni di euro. Un po' pochino, per non dire nulla. La sinistra non solo veltroniana sbaglia a demonizzare la realizzazione del Ponte perché sottovaluta la funzione di volano e di spinta che la sua costruzione può svolgere per il rilancio non piagnucoloso dell'economia meridionale. Mi spiego con un esempio. E' ormai proverbiale la pigrizia con cui la Salerno-Reggio Calabria sta mettendosi al passo coi tempi. Cosa che probabilmente non sarebbe accaduta se si fosse iniziato a costruire il Ponte perché essa (la Salerno-Reggio Calabria) sarebbe divenuta il «collo di bottiglia» che non solo ritarda gli interventi sulle infrastrutture di trasporto di Calabria e Sicilia, ma ritarda anche i collegamenti con i due corridoi transeuropei dell'alta velocità. Voglio dire che il Ponte di Messina non soltanto unisce territorialmente la Sicilia all'Italia (se ne parla dal XVIII secolo), ma intensifica il turismo internazionale canalizzandolo verso il Mezzogiorno, e abbrevia i tempi di percorrenza dei prodotti del Sud sui mercati europei. Cavour ricorre ai prestiti dei Rothschild per costruire la rete ferroviaria del Paese, come noi ai contributi dell'Europa e al coinvolgimento dei capitali italiani e stranieri.

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