Filippo Caleri f.caleri@iltempo.it Il caso Alitalia è ...
Che però ha bisogno di altre 3 o 4 settimane per manifestarsi. Un tempo normale se normale fosse la gestione della vendita. Ma così non è. Il dossier si è trascinato per un tempo troppo lungo e ora il pericolo è che un'ulteriore attesa possa compromettere la stessa esistenza della compagnia. In cassa ci sono pochi soldi e, senza mezzi freschi, il rischio dietro l'angolo è il fallimento. Così sulla base di questo assunto è intervenuto il candidato premier del Partito Democratico, non contrario in linea di principio a un'offerta made in Italy, ma che ha chiesto tempi strettissimi per la sua discesa in campo: «Benissimo se c'è una cordata italiana, non si aspettava altro da mesi. Però venga fuori in 48 ore e non il 14 aprile e dica che vuole prendere Alitalia» ha detto Veltroni. Un ultimatum immediatamente rinviato al mittente dal Cavaliere: «La richiesta di Veltroni è una richiesta assurda, visto che questo governo, comportandosi al peggio, ha dato 5-6 mesi di tempo ad Air France che poi ha presentato delle condizioni irriferibili». La questione dei tempi insomma è cruciale. Nell'ipotesi del leader del Pdl, infatti, le 3-4 settimane chieste spostano la decisione sul futuro della compagnia a dopo il 13 aprile. E dunque a spoglio delle elezioni avvenuto, con tutte le conseguenze di avere un nuovo esecutivo rispetto a quello che ha deciso la privatizzazione. È anche per questo che Veltroni ha chiesto di non gettare la questione nel tritacarne della campagna elettorale. Intanto però la sortita di Berlusconi ha acquistato nuovi e importanti sponsor. Uno per tutti l'appoggio del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni: «Confermo che esiste una cordata italiana, che è pronta e che si appaleserà entro breve». Berlusconi ha spiegato che «ci sono diversi imprenditori, i nomi non li faccio perché mi sono impegnato alla riservatezza, con cui ho parlato e che sono venuti a trovarmi in queste ore e che si stanno impegnando a presentare un'offerta su Alitalia». La sua offerta sarebbe corroborata dalla presenza di Banca Intesa, che secondo il Cavaliere «non si è ritirata». Non mancherebbe l'appoggio dei figli: «Ne abbiamo parlato fuggevolmente ma sono certo che non si tirerebbero indietro se qualcuno chiedesse loro di unirsi ad un esercito di imprenditori» Al loft di Santa Anastasia, sede del Pd, si è registrato un certo nervosismo. Il numero due del Pd Dario Franceschini ha detto che lo scopo di Berlusconi «è scavalcare il 13 aprile». Duro il ministro Antonio Di Pietro che l'accusa di insider trading. L'affondo al vetriolo però arriva dall'ex alleato Pier Ferdinando Casini: «Dopo quattro anni sempre le stesse cose su Alitalia».