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Berlusconi alla conquista delle coop bianche

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Silvio Berlusconi

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L'organizzazione presieduta da Luigi Marino non avrà incontri con altri candidati. Dunque, tanto per esser chiari, non farà manifestazioni pubbliche con Casini. Non è poco. Significa aver portato via la più importante organizzazione cooperativistica nazionale. Significa aver conquistato un pezzo consistente della filiera agroalimentare. Significa andare a parlare a un settore notevole della pesca nazionale. Significa incontrare il mondo creditizio che c'è e non si vede, quello dell'Italia fuori dai grandi centri urbani e vicino alle imprese più piccole. Per Berlusconi, ma anche per le coop bianche, è come se cadesse il muro di Berlino. O almeno uno dei muri di Berlino. Perché tra il Cavaliere e le coop bianche il rapporto è stato storicamente più di odio che di amore. Anzi, quasi solo di odio. Che ha avuto il culmine il 10 dicembre scorso, dopo che il Cavaliere aveva nuovamente sparato sulla cooperazione. Sia rossa che bianca. Di più, aveva accusato Casini di aver evitato di fermare le distorsioni di quella rossa «per salvare quattro cooperative bianche». L'organizzazione fu costretta a comprare una pagina di giornale per far pubblicare uan lettera con la quale chiedeva un chiarimento: «Lei che spesso di riferisce al pensiero e all'esperienza di Don Sturzo - concludeva la missiva - sa quale forza ideale e quali motivazioni civili sostengono la "cooperazione bianca". E, ispirandosi a Don Sturzo, promuovere la cooperazione dovrebbe essere anche un Suo impegno». Poi il faccia a faccia tra Marino e il leader del Pdl. L'offerta, poi respinta, per il primo per un seggio sicuro. Oggi la kermesse pubblica. Mediatore dietro le quinte è stato Maurizio Sacconi che dello scorso governo Berlusconi fu sottosegretario al Lavoro. «La cooperazione bianca ha un ruolo fondamentale nella filiera agroalimentare - spiega adesso Sacconi - perché accorcia i passaggi dal produttore al consumatore e dunque può avere un ruolo chiave nel contenimento dei costi. Inoltre non va dimenticato il suo indiscusso valore sociale. E vale per tutta la cooperazione quando raggiunge il suo scopo mutualistico». Confcooperative significa presenza in Emilia, in Lombardia. Ma anche in Sicilia, in Veneto. Zone bianche. Non a caso ieri il segretario veneto dell'Udc, Francesco Piccolo, ha dato il benservito: «Noi - ha detto - prendiamo le distanze dall'Udc. Formalmente non siamo usciti, ma abbiamo preso una posizione forte costituendo una realtà che vuole aprire un confronto per la costituzione di un partito federato veneto, assieme al Pdl, sulla linea della Csu bavarese. Non siamo disponibili ad avallare le scelte di Casini». E ha costituito un movimento popolare vicino al Pdl.

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