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Rodolfo ...

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E nel Comunicato finale del Consiglio permanente della Cei diffuso ieri, sia gli elettori che i candidati vengono invitati a richiamarsi ai principi fondamentali della Chiesa, come «la difesa della vita e la tutela della famiglia tradizionale». «Non si possono dividere i valori — ha affermato monsignor Giuseppe Betori, segretario della Cei — scegliendone alcuni e tralasciando tutti gli altri. Bisogna invece dare un giudizio complessivo sul loro insieme». Un giudizio che evidentemente deve essere molto ponderato proprio quando si tratta di esternarlo nella cabina elettorale. Non solo. La Cei si è espressa con chiarezza anche rispetto a temi politici specifici, come la legge elettorale. Il sistema di voto va cambiato, dicono i vescovi, a cominciare dalla prossima legislatura, per «restituire ai cittadini la possibilità di scegliere gli eletti». E tuttavia i cattolici siano molto vigili, perché la legge attualmente in vigore li obbliga a «un maggiore discernimento», proprio in virtù della tutela dei principi della fede. La Cei ha inoltre risposto a chi sollecitava un intervento di Benedetto XVI sulla situazione in Tibet. «Il Santo Padre — secondo Betori — non può certo sottostare alle richieste dei mass media: Egli troverà i tempi e i modi adeguati per intervenire sulla questione». E i vescovi hanno affrontato anche la questione del fisco, con una lode per l'iniziativa del Forum delle associazioni familiari tesa appunto a garantire una tassazione più giusta per le famiglie. Monsignor Betori ha poi commentato i fatti di Genova relativi agli aborti clandestini e al successivo suicidio del medico. La posizione della Chiesa in merito è netta: non è lecito dare la colpa a chi decide di obiettare. Al contrario, afferma Betori, «ciò che è successo dipende da una mentalità antiabortista indiscriminata, che non accetta nemmeno di restare nei limiti della legge». Una difesa della vita a tutto campo, ricalcando i concetti contenuti nella prolusione pronunciata nei giorni scorsi dal cardinale Angelo Bagnasco. Così come il presidente della Cei, Betori ha infatti biasimato i «gravi fenomeni di degrado sociale», riferendosi in particolar modo agli incidenti sul lavoro, alla mafia e all'usura dilagante. Tutte urgenze da affrontare, ma sempre «proiettandosi su un orizzonte di grandi valori».

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