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La guerra tra Pd e Pdl si sposta in Libano

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Ma a a scatenare la polemica non sono le parole del Cavaliere quanto alcune dichiarazioni rilasciate dal suo ex ministro della Difesa Antonio Martino che, intevistato dal Quotidiano Nazionale, ipotizza un disimpegno italiano dal Libano, un ritorno di istruttori militari italiani in Iraq e un aumento significativo dei militari italiani in Afghanistan. Parole che scatenano l'immediata reazione del Partito Democratico. Per il candidato premier Walter Veltroni non se ne parla anche perché, un eventuale ritiro italiano, indebolirebbe la missione Onu con «conseguenze devastanti per tutta l'area». «Noi - avverte - abbiamo responsabilità come italiani ed europei e non possiamo sfuggirle». Più duri ancora il premier Romano Prodi e il ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Per il Professore Martino è «un irresponsabile. Le sue affermazioni sono gravissime, incomprensibili e drammatiche come messaggio politico». Prodi riferisce poi che il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri ha chiesto spiegazioni all'ambasciatore italiano a Beirut. E proprio dalla capitale libanese arrivano notizie di una certa «preoccupazione» espressa da Berri per le dichiarazioni di Martino, riprese tra l'altro dal quotidiano locale L'Orient-Le Jour. Anche il numero uno della Farnesina non è tenero. Per D'Alema la politica estera del centrodestra è «sconcertante» e dettata da un «odio politico» che mette a rischio il prestigio internazionale dell'Italia. Quanto poi all'ipotesi di inviare istruttori in Iraq, per il ministro degli Esteri è «ridicolo» voler «tornare in guerra e ricostruire un clima da guerra unilaterale che è fuori dal tempo». «E quando Martino dice "veniamo fuori dal Libano", siamo di fronte - aggiunge - ad affermazioni sconcertanti». Se questo è il modo con cui la destra «vuole mettere mano alla politica estera, ci sono motivi di preoccupazione», osserva D'Alema che ha poi rivolto «un appello» alla moderazione, perché se si va avanti in questo modo «in qualche settimana rischiamo di dilapidare il prestigio internazionale dell'Italia». Tocca all'ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini tentare una difesa del collega di partito spiegando che «andarsene dal Libano sarebbe sbagliato» e che «aver posto il problema della quantità di militari impegnati in Libano è un'altra cosa. Abbiamo obblighi internazionali che debbono essere assolti ma dobbiamo anche essere consapevoli che le nostre forze armate hanno uomini e risorse limitate». Parole riprese poco più tardi da Berlusconi: «Abbiamo votato a favore della missione in Libano per fare interposizione tra le forze in campo, ma abbiamo detto da allora di non essere d'accordo con le regole di ingaggio. Se dovessimo andare al governo cambieremo queste regole». Quanto a Martino ha espresso una «posizione personale». Immediata la risposta del candidato premier della Sinistra l'Arcobaleno Fausto Bertinotti: «La destra vorrebbe andarsene dal Libano dove l'unica cosa che hanno in comune tutti è l'apprezzamento per la missione italiana».

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