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Confindustria silura Veltroni «No al compenso minimo»

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Walter Veltroni, infatti, propone nel suo programma un salario minimo di mille euro: un «compenso minimo legale per i giovani». Iniziativa che il segretario inserisce nel programma di sostegno e sviluppo delle famiglie italiane. La proposta, ha ricordato nei giorni scorsi lo stesso ex sindaco, «vuol dire che nessuno deve poter lavorare con meno di 1000-1100 euro di stipendio al mese, a meno - ha aggiunto - di non voler ritornare al sistema di sfruttamento dell'uomo su un altro uomo». «Una volta - ha ancora ricordato Veltroni - i nostri genitori facevano fatica a trovare un lavoro, ma quando arrivava era il punto di svolta, si pensava al matrimonio e a farsi una famiglia. Oggi invece si arriva a 34-35 anni senza poter fare lo stesso. Per questo diciamo che la nostra proposta è una delle migliori politiche per la famiglia e la genitorialità nel nostro paese». Insomma, spiegando la sua politica sui salari, Veltroni punta molto sull'iniziativa di garantire ai meno fortunati un compenso lavorativo minimo. Ma non è una proposta che combacia con le idee di Confindustriua. E il neopresidente, commentando il programma del Pd con i giornalisti francesi, non è per niente convinta. «Io non sono particolarmente favorevole - dice in un'intervista - perché renderebbe ancora più rigido il nostro mercato del lavoro e, soprattutto, rimetterebbe in discussione la negoziazione tra le parti». Secondo la Marcegaglia, inoltre, l'autonomia delle parti «nella negoziazione collettiva ha una lunga tradizione in Italia e non sarebbe buono comprometterla: anche i sindacati sono di questo parere». L'altro elemento ipotizzato dagli economisti è che l'attuazione della proposta possa alimetare il proliferarsi del lavoro nero. Ma la critica più feroce arriva proprio dall'estrema sinistra. Insomma, da chi ha più a cuore questi problemi. Arriuva da Paolo Ferrero che definisce una panzana elettorale la proposta di Veltroni sui precari: «Credo che Veltroni dovrebbe spiegare con che soldi si possono garantire mille euro al mese a tutti i precari ed i lavoratori intermittenti: in Italia ricadono in questa categoria almeno 6 milioni di persone. Il che significa che questa manovra costerà almeno 50 miliardi di euro. Delle due - spiega il ministro della Solidarietà sociale - l'una, o si azzerano tutti i servizi sociali per procedere a questa operazione oppure siamo di fronte ad una panzana elettorale spacciata da Veltroni per cercare di attirare voti da sinistra». «Noi - continua Ferrero - siamo per una riduzione del grado di precarizzazione dei lavoratori le risorse necessarie si possono ottenere con una accresciuta lotta all'evasione fiscale ed ad una tassazione delle grandi rendite finanziarie». L'attacco della Sinistra Arcobaleno e di Confindustria mette a nudo i difetti della proposta del Pd. Enrico Morando, responsabile del programma, prova a difendere la sperimentazione del compenso minimo garantito, spiegando che avverrà dopo una «trattativa tra le parti in piena autonomia». «Per quello che riguarda la presunta violazione dell'autonomia contrattuale delle parti che questa proposta determinerebbe - prosegue il senatore del Pd - va precisato che il nostro programma prevede la sperimentazione per i collaboratori economicamente dipendenti». Morando cerca di correre ai ripari, quindi.Veltroni pure, spiegando che il compenso minimo è presente in 23 Paesi in Europa. Ma intanto Confindustria lancia i primi segnali: per ora Veltroni non convince.

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