Se i manifesti elettorali sfiorano il grottesco

Più che elezioni sembrano i nuovi episodi di «Ai confini della realtà». Almeno a giudicare dai manifesti dei candidati. Slogan grotteschi, cartelloni-rebus, fotografie ritoccate al computer per sembrare più affascinanti. C’è anche chi non ha rinunciato alla «meta-politica». Imbattibile, almeno per ora, l’idea di Athos De Luca, che si presenterà in Campidoglio. Sopra al suo mezzobusto campeggia la scritta «Il ritorno di Athos, l’ambientalista del Pd». Qualcuno ci vedrà una roba del tipo «Rambo II, la vendetta», altri, con un senso del surreale più marcato, un ritorno da mondi con plurime dimensioni. Il cervello di qualcuno richiamerà, addirittura, la leggenda secondo cui Walt Disney si è fatto ibernare aspettando la cura per tutti i mali. Forse qualche compagno di partito di De Luca avrà anche storto il naso per quel definirsi, implicitamente, l’unico ambientalista del Pd. Invece il candidato del Pdl (ex An), Luca Gramazio, non ha rinunciato ai manifesti di colore nero, con nastri gialli. C’è un sito internet che spinge addirittura ad «adottarlo». I primi cartelloni apparsi a Roma sono stati quelli di Fabrizio Panecaldo (candidato del Pd in aula Giulio Cesare). Su sfondo azzurro, sotto il faccione, c’è una piccola scritta: «Bentornato Francesco!». Si riferisce, ovviamente, a Rutelli. A questo punto poteva farsi ritrarre direttamente con un violino in mano: un po’ l’Apicella de’ noantri. Il candidato sindaco del centrosinistra Francesco Rutelli ha deciso invece di puntare sulle cose da fare: «Più pulita, più curata, più ordinata, più Roma» dice uno slogan, «Semplificare la vita. Per non passarla in autobus o in fila allo sportello» recita un altro. In quest’ultimo cartello c’è la foto di Rutelli in un bus (precisamente la linea 40), appoggiato a un sostegno di ferro. Se avesse in mano anche il taccuino sembrerebbe il controllore. Forse è un’intuizione: si dice sempre che a Roma ci sono tante norme ma pochi controlli. Chissà. Lo sfidante del Pdl Gianni Alemanno è più netto: «Liberiamo Roma dal degrado». Sarebbe più efficace se oltre alla libertà negativa («liberi da») facesse riferimento anche a quella positiva («liberi di»). Ma la campagna elettorale è lunga, c’è tempo per nuove idee. Luciano Ciocchetti, candidato dell’Udc, è laconico: «Il sindaco vero!». Uno slogan che, unito al faccione, smentisce quelli che credevano che l’esponente centrista fosse soltanto un ologramma. E se Nicola Zingaretti, candidato del centrosinistra alla presidenza della Provincia, ha optato per un sorrisone corredato da un «La scelta nuova» (che richiama più la band di Sanremo che un amministratore), Alfredo Antoniozzi, suo sfidante del Pdl, ha preferito rifarsi alla tradizione (quella degli anni Ottanta, stile Happy Days): sfondo bianco, mezzobusto e scritta «Antoniozzi Presidente». A dirla tutta sembra uno di quei simpatici bambolotti che regalano nei parchi giochi. Peccato che i bambini non votino. Sembra però che il clown gigante di Mc Donald’s tiferà per lui.