Berlusconi boccia il Pd e si schiera con Israele
{{IMG_SX}}Con lui ci sono Gianni Letta, Marcello Pera e Alessandro Ruben (presidente dell'Anti defamation league e candidato nelle liste del Pdl in Piemonte). Gli va incontro l'ambasciatore israeliano in Italia Gideon Meier che ha appena incontrato Spogli assieme all'Italian Jewish Committee. Sembra un incontro come altri, ma non lo è. Dopo le polemiche italiane dei giorni scorsi il «caso Ciarrapico» è esploso in Europa. Ed è esploso all'interno di quel Partito popolare europeo a cui il Pdl si richiama continuamente. Tutto si consuma al vertice del Ppe in corso a Bruxelles nel fiabesco castello di Meise. Il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker è categorico: «Ciarrapico? Non lo conosco, ma di sicuro i fascisti non hanno spazio nel Ppe». Parole dure che riaprono il «conflitto» italiano. Il Pd attacca e anche Pier Ferdinando Casini, che si trova proprio a Bruxelles, non si lascia sfuggire l'occasione per denunciare lo «spostamento a destra» del Cavaliere. Berlusconi tace poi, in serata, poco prima di recarsi a villa Taverna, sbotta: «Juncker? Bisogna allora che parli con il suo amico Casini, visto che Ciarrapico ha offerto cene a Fiuggi al partito di Casini e andava sempre a braccetto con Casini e company...». Immediata la replica: «La differenza tra pranzare con Ciarrapico assieme a decine di persone e candidarlo tra coloro che guideranno il paese dai banchi del Parlamento è fin troppo chiara a tutti. Bisognerà però che qualcuno la spieghi anche a Berlusconi». Ma, al di là della polemica, nel Pdl c'è preoccupazione per quella che, un po' da tutti, viene considerata una candidatura autogol. Non la pensa così Berlusconi che, anzi, fa sapere di una sua lunga telefonata con Wilfred Martens e degli auguri del presidente del Ppe per «la vittoria alle elezioni di aprile di un leader che si richiama ai valori dei popolari». E chi gli parla di conseguenze in Europa replica: «Ripercussioni? Ma quali ripercussioni, ma andiamo...Quelli del Ppe non sono mica questi qui della nostra sinistra, sono persone intelligenti...». In ogni caso, da villa Taverna, l'ex premier ribadisce quello che è un caposaldo della sua politica estera: l'amicizia con Israele. Berlusconi boccia le aperture di Massimo D'Alema ad Hamas («un lavoro contro gli ebrei») quindi assicura che il prossimo ministro degli Esteri del suo governo sarà «un amico di Israele che sa intrattenere ottimi rapporti». Ma quella sul «fascista» Ciarrapico non è l'unica polemica che il Cavaliere si trova ad affrontare. A tenere banco c'è anche una battuta pronunciata mercoledì sera nel corso di Punto di vista del Tg2 quando, parlando con una giovane precaria dei problemi derivanti dalla mancanza di un posto fisso, il leader del Pdl le ha consigliato di sposare suo figlio o qualche altro erede di un milionario. Battuta che ha scatenato le critiche di Veltroni («è distante dai giovani») e della Sinistra l'Arcobaleno. Netto il giudizio del Cavaliere («Di questa sinistra io non so più cosa pensare, si attaccano a qualunque pretesto visto che non hanno argomenti») che poi ricorda come quella lasciata da Prodi è «un'eredità pesantissima». Dopo essersi lamentato del lavoro fatto per stilare le liste («è quanto di più straziante possa esserci perché si finisce per deludere le aspettative di chi viene escluso, un calvario») e aver ricordato che ad oggi non esiste una soluzione per l'emergenza rifiuti («studio tutta la notte, ma non c'è»), un'ultima punzecchiatura a Veltroni: «È un buon comunicatore. È bravissimo perché non ha argomenti e li sa argomentare. Ieri sera (mercoledì ndr), dopo tanto tempo, l'ho guardato alla televisione e quasi, quasi, mi ha convinto».