Il Ciarra, padre padrone della "cotoletta aziendale"

Riunioni convocate nei posti più lontani e negli orari più improbabili dove, memori del primo motto citato, i dipendenti devono arrivare con un discreto anticipo. Salvo poi aspettare l'arrivo del grande capo, magari con ore di ritardo. Ubi maior, minor cessat. Per riempire l'attesa qualche chiacchiera, timidi raffronti tra l'operatività delle varie redazioni, un veloce caffè. E tanti borbottii. Che spariscono all'annuncio: «È arrivato». Un po' come il Marchese del Grillo (la filosofia è la stessa...) mentre il Ciarra si avvicina alla sala delle riunioni, tutti devono aver preso il proprio posto. Come va lo si capisce dal sopracciglio sinistro: vertice in alto, guai seri, posizione spianata, si può parlare tranquilli. E si parla: a domanda risponde, come a scuola (o in Tribunale, fate voi). E oltre alle questioni operative, c'è sempre qualche «ordine di servizio» disatteso, malcompreso, maleinterpretato a far tremare la vittima di turno. Se non fosse che «appese» alle mille disposizioni interne all'azienda ci sono intere famiglie, con i propri problemi e con le proprie esigenze, ci sarebbe persino da ridere. La vena comica, in realtà, Ciarrapico ce l'ha. Ma ben lontana dalla verve di Aldo Fabrizi; più che di battute, infatti, si tratta di ordini, che nella loro paradossalità hanno qualcosa di umoristico. Come la classica «cotoletta aziendale», fettina panata imposta a tutto il personale nel momento in cui si ordina il pranzo in una riunione («ordinata» anch'essa) di sabato o di domenica. O come il panino di Mc Donald's gentilmente offerto quando la sera si fa troppo tardi, magari per seguire le elezioni. Un panino, nel vero senso della parola; uno, e scelto ovviamente dal capo. Il vecchio detto «o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra» calza a pennello, per l'arte culinaria come per l'organizzazione redazionale. Ciarrapico è così: un po' editore, un po' chef, un po' architetto. La disposizione delle redazioni non è studiata a tavolino rispetto ad esigenze di servizio, ma cambiata di volta in volta rispetto all' umore del capo. Tanto che la redazione di Ostia, finita all'interno di un cinema (già!!!) e dunque molto ampia, ha visto più cartongesso che articoli. Un muro tirato su per definire un'area di lavoro, e un mese dopo tagliato di netto per poterci guardare «dentro», cavi e cablaggi spostati decine di volte, alla disperata ricerca di una scrivania che cambia continuamente posto. Una specie di caccia al tesoro, tanto per rallegrare l'ambiente di lavoro. Attenzione a non rallegrarsi troppo, però. C'è il rischio-lassismo dietro l'angolo. E allora è bene arginare preventivamente qualsivoglia malsana idea con una bella raffica di ordini di servizio. «È proibito durante l'orario di lavoro lasciare l'area redazionale, tranne nell'orario compreso dalle 13 alle 14.30, che potrà essere utilizzato per il break della colazione». «È proibito recarsi all'esterno per fumare. Chi vuole fumare deve farlo nell'ora e mezza di pausa dalle 13 alle 14.30». Ma come, la legge non vieta di fumare all'interno delle redazioni? Certo che sì, ed ecco dunque un altro capoverso: «È inutile ripetere che nessuno, dico nessuno, può fumare nell'area interna alle redazioni». Ordini di servizio datati 8 aprile 2005. Dunque, facendo due conti, non si può fumare né all'interno né all' esterno, se non nell'ora e mezza di pausa dove ci si deve sbrigare anche a mangiare, fare pipì e qualche telefonata. Merendine pomeridiane per alzare la glicemia? Altolà, il Ciarra ne ha anche per i mefistofelici distributori automatici: «L'accesso ai distributori di bevande e cibo - recita sempre uno dei tanti ordini di servizio firmati dallo stesso dott. Giuseppe Ciarrapico - deve essere contenuto e non usato come pretesto per promenade interne non gradite». Il Ciarra è così: vuole efficienza a tutti i costi. E guai a pensare di utilizzare la «corta», ossia il giorno di riposo settimanale previsto dal contratto dei giornalisti, per stare un po' con la famiglia. La «famiglia», ha sempre detto il Ciarra, è lui. Dunque ecco partire un altro siluro per affondare qualsiasi velleità di spupazzarsi i figli: «Ricordo a tutti - scrive 'il Dottore' - di rispettare assolutamente e senza deroghe la regola che non possono essere consentite corte settimanali né il sabato né il lunedì». Che poi questa regola sia contraria alle regole del contratto nazionale, poco importa. O ci stai, o rischi il trasferimento. Regole ferree, ma qualcuno - si sa, le teste calde sono ovunque - ogni tanto sgarra. Inammissibile. Puntuale arriva la reprimenda, sempre firmata dal boss in persona: «Ribadisco che a partire da subito nessuno, e ripeto nessuno, dovrà allontanarsi dal desk di lavoro. Si potrà fare una breve sosta, un paio di persone alla volta, tra le 10.30/11.00 e tra le 17.00/18.00. La presente ha carattere di inderogabilità». Ciarrapico è così: un buon padre-padrone di famiglia. La sua.