Maurizio Gasparri: "Ciarrapico ci ha preso a schiaffi ma vinceremo lo stesso"
Parla piano Maurizio Gasparri. Lui è il numero due della lista del Pdl nel Lazio al Senato ed è anche il candidato capogruppo del centrodestra a Palazzo Madama. E, soprattutto, è di destra, di quell'area di An che maggiormente e storicamente ha spinto per il dialogo con Forza Italia, l'area che fondò Pinuccio Tatarella, grande amico di Ciarrapico (il quale gli mise a disposizione l'aereo per andare a farsi trapiantare il fegato nell'operazione che gli fu fatale). Insomma, Gasparri nel Lazio si gioca la partita decisiva? «Probabilmente sì. Sarà dura ma siamo fiduciosi di vincere lo stesso». Perché? «Per una serie di fattori». Cominciamo dal primo. «Dunque, il primo. I romani, i laziali capiranno che la vera partita è tra Pdl e Pd. Il resto è inutile perché non potranno mai governare e quasi certamnete non avranno nessuna rappresentanza parlamentare». E perché se ne dovrebbe avvantaggiare il centrodestra? «Perché le maggiori insidie le abbiamo noi. Da un lato abbiamo l’Udc che comunque è molto forte in questa zona. Dall’altro La Destra». Be', l'Udc vi può fare davvero male? «Udc e Rosa Bianca sono una barzelletta. Non si sono messi d'accordo manco per il candidato a sindaco, tanto che ne presentano due. Sono al ridicolo, gli elettori se ne stanno accorgendo e non li voteranno». La Destra. Storace dice che supererà l'8%. «Mi sembra una valutazione eccessiva. E mi fermo qui, evito battute alla Storace». Sta di fatto che avete fatto una lista anti-Destra: sono quasi tutti di An. «Non è vero. È una critica davvero falsa. Il capolista è Marcello Pera. Il terzo è Lamberto Dini. Ci sono alcuni di An ma si tratta di uscenti che chiedono la conferma. E poi ci sono due big di Forza Italia come Paolo Barelli e Stefano De Lillo, molto radicati sul territorio». E Ciarrapico? «Ciarrapico cosa?». L'avete messo in lista per dar fastidio a Storace? «Guardi, lo chieda a Forza Italia». A Forza Italia o a Gianni Letta? «No, credo che sia una fantasia questa di Letta. E non credo nemmeno che ci sia chissà quale disegno politico». Ma con i suoi giornali può spostare voti? «Non credo. Non più di tanto. A Latina ha fatto una campagna contro Zaccheo e Zaccheo ha vinto. In Molise ha fatto la guerra al presidente della Regione Iorio e Iorio ha vinto». L'avete perdonato? «Senta, se uno ti prede a schiaffi non muori. Però un po' male ti fa. O no? E te lo ricordi pure». E adesso vi può fare ancora male? «Non credo». Diciamo di no se non fa altre battute? «Guardi, gli elettori fanno altre valutazioni. Si interessano molto di più a che cosa vuoi fare, a che cosa pensi di fare piuttosto che a questo dibattito sul fascismo che Ciarrapico farebbe bene, se intende farlo, a procedere in qualche circolo culturale». E allora che cosa sposta voti? «Penso all'elettorato cattolico che può essere decisivo. A quella parte di romani ricordo quello che abbiamo fatto noi al governo. La legge 40, la legge Fini-Giovanardi contro la droga, la tutela della famiglia». E perché non dovrebbero votare Pd, visto che non sono più quelli di Luxuria e Caruso? «Perché sono quelli che volevano fare i Dico, volevano equiparare il matrimonio alle unioni gay, volevano togliere l'8 per mille». Be', però hanno i teodem guidati dalla Binetti? «Sì, li tengono tanto in considerazione che li hanno spostati dal Senato alla Camera, in modo che non possano nuocere. Sono come gli indipendenti di sinistra degli anni '70, il Pci li usava come fiori all'occhiello. Belli, ma non contavano nulla».