Il Pd paga pegno dopo le polemiche interne sulle liste ...
000gazebo del 14 ottobre scorso. Dopo i sondaggi di giovedì (Euromedia e Isp) che descrivevano uno stop della rincorsa del Pd, ieri anche la Swg ha fotografato una flessione dei Democratici, che perdono circa due punti e ora avrebbero tra i 5,5 e gli 8 punti di distacco. Al Pd i dati hanno provocato un pò di cruccio ma non sorpresa in assoluto: l'origine del calo viene indicata nelle querelle con i radicali che ha tenuto banco sulle pagine dei giornali, incrinando l'immagine del Pd che corre da solo e non ha beghe interne; e poi ci sono le polemiche locali sulle liste. Come osserva Massimo Cacciari, «il rinnovamento nelle liste è stato inferiore a quello che si poteva fondatamente sperare». Al di là delle polemiche, comunque, c'è anche chi invita a non dare troppo peso ai dati. «Sarebbe assolutamente sbagliato - commenta Enrico Letta - farci prendere dall'umore quotidiano dei sondaggi», anche perché queste polemiche dovrebbero sopirsi. In effetti al loft la preoccupazione non è elevata come spiega Ermete Realacci, responsabile Comunicazione: «Tutti i sondaggi registrano un progressivo affievolimento della distanza tra noi e il Pdl, che nei casi migliori ha indicato una distanza di 3 o 4 punti; io mi fido delle stime più caute, che oggi ci danno 6 o 7 punti indietro. Quello che però non viene mai meno è la tendenza al restringimento della forbice tra noi e loro, un mese fa il Pd era al 22% e oggi è oltre il 32%. Proiettando questa tendenza sulle prossime settimane, il 13 aprile questa rincorsa ci dovrebbe regalare un successo». E poi c'è un altro punto registrato dai sondaggi e sottolineato da Massimo D'Alema: «Solo un italiano su tre ha deciso come votare. Andiamo a cercare gli altri due». Realacci, dati alla mano, è convinto che man mano che diverrà chiaro «lo schema politico con cui si va alle urne», e cioè col Pd che va da solo senza la sinistra radicale, più si assottiglierà l'area degli indecisi e aumenteranno i consensi del Pd. In ogni caso visto che gli incerti decidono nelle ultime due settimane, per quella fase della campagna il Pd ha pronta «l'arma segreta», e cioè i 3 milioni e mezzo di cittadini che il 14 ottobre andarono a scegliere il segretario del partito. Domenica 30 marzo quindi il Pd riaprirà tutti e 12.000 seggi che furono usati per le primarie, per una nuova mobilitazione. Verrà lanciato una sorta di grande sondaggio in cui esprimersi sul programma del Pd, ma sarà anche l'occasione per consegnare dei materiali ai cittadini chiedendo loro di essere attivi nel rush finale della campagna elettorale. A ciascuno verrà chiesto di fare propaganda attivando delle «catene di Sant'Antonio» con i mezzi adatti all'età e per i quali verrà consegnato materiale specifico. Ai ragazzi verrà chiesto di mandare sms o delle e-mail, alle persone più anziane di distribuire volantini a parenti e amici. «La differenza tra noi e il centrodestra - osserva Realacci - sono queste milioni di persone che noi abbiamo riportato alla politica. Forse non verranno tutti e 3 milioni e mezzo, ma almeno quel milione e duecentomila che a febbraio si sono iscritti nei circa 5.000 circoli del Pd lontano da telecamere e riflettori». Dopotutto Veltroni continua a ripeterlo fin dall'inizio della campagna elettorale: «Se ciascuno dei 3,5 milioni di cittadini del 14 ottobre ne convince altri 5 a votare per il Pd, abbiamo la vittoria in tasca». «Nelle ultime due settimane - dice speranzoso Realacci ce la giocheremo in un corpo a corpo con il Paese, non con Berlusconi. Continueremo nella nostra campagna rivolgendosi al Paese e non agli avversari».