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Walter Veltroni

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 Datre giorni, infatti, non fa altro che rimettere mano alle liste elettorali che aveva chiuso in tempo record. Martedì ha sostituito Pietro Larizza (che ora verrà candidato dal Partito Socialista come capogruppo al Senato in Calabria) con il costituzionalista Stefano Ceccanti, recuperato solo dopo uno strascico di polemiche. Ieri ha chiesto a Ignazio Marino di lasciare il suo posto di numero uno al Senato in Sicilia al vicepresidente della commissione Antimafia che era stato escluso scatenando l'ira di tutti, fuori e dentro il Pd. Tanto che Antonio Di Pietro era già pronto a candidarlo. Insomma, la rivoluzione di Veltroni, comincia a mostrare tutti i suoi limiti. Anche perché di rivoluzionario ha ben poco. Al di là delle dichiarazioni di facciata, infatti, nelle liste del Pd hanno trovato posto, oltre alla lunga lista di portaborse, portavoce, segretari e «amici di amici», molti volti conosciuti. A partire da quelli di Anna Finocchiaro e Francesco Rutelli. I due candidati di peso del Pd nelle sfide locali in Sicilia e a Roma si sono comunque garantiti un «salvagente» in Parlamento. Dovesse andare male diventeranno senatori grazie alla candidatura da capolista in Emilia Romagna (Finocchiaro, che è anche seconda in Lazio) e Umbria (Rutelli). Blindati anche i posti di diciassette ministri del governo Prodi. Al Senato entreranno: Barbara Pollastrini (terza in Lombardia), Vannino Chiti (primo in Toscana), Paolo De Castro (primo in Puglia) e Emma Bonino (prima in Piemonte). Alla Camera: Cesare Damiano (secondo in Piemonte II, primo in Friuli), Linda Lanzillotta (terza in Lombardia I), Rosy Bindi (prima in Veneto I), Giovanna Melandri (prima in Liguria), Pierluigi Bersani (primo in Emilia), Paolo Gentiloni (terzo in Lazio I), Giuseppe Fioroni (secondo in Lazio II, capolista in Sicilia I), Livia Turco (capolista in Abruzzo), Massimo D'Alema (capolista in Campania I e in Puglia), Luigi Nicolais (secondo in Campania I), Giulio Santagata (terzo in Campania I) e Arturo Parisi (primo in Sardegna). Ma la lista continua con le poltrone sicure garantite a sottosegretari (ad esempio Enrico Letta e Richi Levi) e viceministri (Marco Minniti e Sergio D'Antoni) oltre che a Piero Fassino (capolista in Piemonte I), a Dario Franceschini, a Antonello Soro, a Nicola Latorre e ai tesorieri di Ds e Margherita Ugo Sposetti e Luigi Lusi. Il resto è in gran parte occupato dalle nuove leve del Pd. Così, a parte qualche candidatura spot (Umberto Veronesi, Matteo Colaninno, il sopravvissuto della ThyssenKrupp Antonio Boccuzzi, i prefetti Serra e De Sena, Massimo Calearo, la giovane promessa Marianna Madia) il nuovo che avanza si è dovuto accontentare di posizioni di rincalzo. Esempi? La precaria Loredana Ilardo è finita nona nel collegio Sicilia I. Stessa sorte per Andrea Sarubbi, volto noto del giornalismo cattolico. Sarà nono in Campania I. Posto insicuro visto che, difficilmente, il Pd riuscirà a confermare gli undici deputati eletti nel 2006.

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