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Walter travolto dalle sue novità

Veltroni

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Ha imbarcato imprenditori, operai, prefetti, magistrati, laici, cattolici. In molti casi ha insistito, trattato, promesso, pur di ottenere il via libera. Peccato che i risultati siano tutt'altro che incoraggianti. A poco più di un mese dalle elezioni il Pd è già sull'orlo di una crisi di nervi. L'ultima bomba è quella scoppiata attorno alla candidatura di Massimo Calearo ex presidente di Federmeccanica e uomo forte della Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo. Uno che non ha peli sulla lingua tanto che, nell'ultimo anno, più di una volta aveva rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti del governo guidato da Romano Prodi. Peccato che, nonostante la candidatura nel Pd, la sua idea non sia cambiata. Così, martedì sera, durante la puntata di Ballarò, Calearo si è lanciato in un elogio di «San» Clemente Mastella: «Ha fatto bene al Paese perché ha fermato il governo e adesso c'è un partito come il Pd che ha un programma moderno». Quindi ha riservato una stoccatina a Vincenzo Visco: «Per carità di Dio, spero non lo ricandidino». Parole che hanno mandato su tutte le furie Arturo Parisi che ha rimesso in discussione la sua candidatura come capolista alla Camera nel collegio Sardegna. Il tutto mentre il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, intervistato dal Corriere della Sera, avverte: «Calearo non sposterà un solo voto verso di noi perché la somma algebrica di qualcosa recuperato a destra e di qualche voto perso a sinistra sarà zero». E comunque, aggiunge l'esponente del Pd, «non si costruisce un partito con i simboli». E mentre Rosy Bindi chiede una rettifica all'imprenditore, Romano Prodi riceve una telefonata dal segretario del Pd Veltroni che esprime rammarico per le parole di Calearo e assicura di non condividerle. A questo punto manca solo il mea culpa del diretto interessato che, in serata, ribadisce la «piena adesione» al programma del partito, loda l'iniziativa del governo Prodi («per molti versi positiva») e si dice dispiaciuto per le polemiche sollevate. Parisi commenta soddisfatto: «Vedo che la lunga giornata ha portato consiglio». Ma non è Calearo l'unica battaglia cara a Veltroni che rischia di ritorcersi contro il Partito Democratico. Resta aperto, infatti, il nodo Radicali. Il partito di Marco Pannella (che ha cominciato lo sciopero della sete), dopo aver allarmato l'elettorato cattolico del Pd, continua a ribadire che i 9 posti concessi nelle liste del Pd non garantiscono l'elezione. Veltroni però chiude la porta: «Un accordo politico non può essere scambiato con una specie di tram in cui si prenotano i posti e si viene portati». E Dario Franceschini rincara la dose: «Se cercano di accendere i riflettori per qualche giorno ce ne dispiace, ma non c'è materia di trattativa». Pronta la risposta di Pannella: «Nessuna richiesta di trattativa, noi vogliamo solo che riconoscano che abbiamo ragione». Così, mentre sui territori infuria la polemica sulle liste elettorali che il «rinnovamento» veltroniano ha riempito di portaborse, segretari, amici di amici, figli di, poche donne e troppi candidati in trasferta, l'unico che se ne sta zitto zitto è Antonio Di Pietro. Infondo anche lui è una scommessa di Veltroni. Per ora si è limitato ad un'offensiva, subito stoppata, sulla riforma televisiva. Chissà che, vedendo l'aria che tira, non decida anche lui di gettare un po' di benzina sul fuoco.

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