E Walter pensa già a votare di nuovo
{{IMG_SX}} E dopo, se il risultato del 13 e 14 aprile sarà un pareggio, il segretario del Pd sostiene che bisognerà tornare di nuovo alle urne. Esternazioni che il segretario del Pd «regala» durante la registrazione di «Porta a Porta». «Io penso di vincere e penso che gli italiani sanno che questa volta è l'occasione nella quale votando un partito si garantisce governabilità - spiega - Ma se non sarà così (cioè se ci sarà parità ndr), si dovranno fare le riforme e poi tornare al voto». Rircordando poi che con la scelta di correre da solo il Pd ha «fatto un mutamento istituzionale» e che forse «non si può parlare di Terza Repubblica, ma quasi...», il candidato premier del Pd, sottolinea che ormai «i recinti sono saltati, si guarda a un campo più grande e c'è la possibilità, rispetto allo schema degli Anni 70, di poter guadagnare voti anche dall'altra parte», perché «i flussi sono in continuo movimento». Insomma la possibilità di rubare consensi al PdL esiste. Durante la trasmissione viene fatto vedere un sondaggio di Renato Mannheimer in cui vengono confermate le cifre date in questi giorni da Walter (e sconfessate dal Cavaliere), e cioè una distanza di 6-7 punti tra le due coalizioni e 4 punti tra il Pd e il PdL: «Siamo appena a quattro punti di distanza e questo è un dato molto interessante contando la quota di indecisi ampia che c'è», conclude Veltroni. Secondo Mannheimer il Pd è al 34,5% e il Pdl al 37,5%. «La nostra principale novità è che l'Italia è stanca di essere letta su uno schema novecentesco di scontri - spiega l'ex sindaco di Roma - noi diciamo no alle divisioni che fanno restare fermo il Paese. Ci siamo stancati dei ministri che protestavano in piazza e di alleati che dicevano solo no». Veltroni poi giustifica i contrasti interni al Pd: «Nei grandi partiti ci sono posizioni diverse: negli Usa e in Gb è così come nel Pd ci sono tante posizioni differenti». Inoltre parla dei governi Prodi e Berlusconi: «Abbiamo fatto un elemento di novità nell'alleanza, ma non vogliamo far dimenticare Prodi - sostiene - C'era una maggioranza micidiale che andava da Mastella e Dini fino a Caruso in cui un governo, per merito di Prodi, è riuscito a mettere a posto i conti dell'Italia e a raggiungere buoni risultati che venivano offuscati dalle risse dell'alleanza». E sull'esecutivo della CdL ha detto: «Nel 2001 Berlusconi firmò qui il contratto con gli italiani e cosa è stato fatto? Dai dati Istat risulta che è riuscito a portare a casa quattro delle cinque promesse fatte. Gli italiani sanno che il programma è lo stesso del 2001 e si chiedono come mai non lo hanno realizzato prima. Liberalizzazioni non ne hanno fatte. In quegli stessi anni gli altri Paesi correvano come treni e noi eravamo fermi perchè il governo che pure aveva la maggioranza andava sotto alla Camera». Infine qualche parola sulla candidatura di Calearo, fonte di accese polemiche con la Cosa Rossa: «La presenza di Calearo vuol dire che qualcosa è cambiato perchè nel 2006 non si sarebbe candidato con il centrosinistra - afferma Veltroni - Lo ha fatto oggi con il Pd perchè noi siamo una forza nuova, un partito con un programma riformista».