È di nuovo emergenza De Gennaro si inabissa
Anzi. In tutti i fine setttimana torna la munnezza per strada. Torna perché negli impianti di Cdr nei quali vengono realizzate le ecoballe, le famigerate ecoballe, ebbene in queste strutture non vengono pagati gli straordinari festivi. Insomma, sabato e domenica non si lavora. Nonostante i miliardi buttati, nonostante gli sprechi, nonostante tutto. Il che significa che ogni lunedì ricomincia l'emergenza che dura alcune ore, qualche giorno e si ricomincia daccapo. Ecco, Gianni De Gennaro deve affrontare anche problemini di questo tipo per poter far fronte a una situazione sempre più disastrosa. Non è un caso dunque che il supercommissario è arrivato a Napoli subito dopo l'Epifania, ha avuto i riflettori per alcuni giorni, le telecamere l'hanno ripreso all'opera e poi è sparito. Inabissato. L'ultima sua dichiarazione pubblica è del 26 febbraio, una settimana fa. Allora disse: «Non ho mai pensato di mollare». Insomma, già si parlava di un suo abbandono. E l'abbandono non è un caso. De Gennaro si è trovato in una condizione tanto tragica da essere paradossale. Ha di fronte un'emergenza unica nei Paesi occidentali. Ma soprattutto è il commissario di un governo che non c'è più: rappresenta un esecutivo che non può andare oltre l'ordinaria amministrazione. Lo hanno capito prima di tutti i sindaci dei Comuni individuati per aprire le nuove discariche che hanno ricominciato con le rivolte. Hanno ripreso ad approfittare della caduta di Prodi per bloccare tutto. Così, al supercommissario è andato in porto finora un solo risultato di livello: l'apertura di un sito di trasferenza, quello di Ferrandelle. «In cento giorni avremo raccolto circa 700.000 tonnellate di spazzatura», assicurò dieci giorni fa evidenziando come l'avvio di siti di stoccaggio e l'apertura di discariche costituiscono evidentemente dei progressi. De Gennaro ha ben poco da comunicare, forse è anche per questo che le informazioni dal commissariato per ora filtrano in terza persona, a parlare è l'istituzione non più il suo titolare che in pratica ha adottato un silenzio operoso. Un piccolo soccorso gli è arrivato proprio dall'esecutivo uscente visto che una nuova ordinanza di Prodi del 20 febbraio scorso (ma pubblicata solo ieri dalla Gazzetta Ufficiale) rende noto che il termovalorizzatore di Acerra potrà bruciare anche le ecoballe finora prodotte dagli impianti Cdr della Campania. Una decisione che, anche questa, ha scatenato la politica. Il presidente della commissione Ambiente del Senato, Tommaso Sodano, l'ha definita grave. E anche qualche esponente della Sinistra arcobaleno ha avuto da ridire. La polemica infuria. Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania, resta asserragliato. Da due mesi non partecipa a una manifestazione pubblica. Oggi lo farà in una kermesse convocata dai quattro gatti che ancora lo sostengono: il luogo è stato tenuto riservato sino all'ultimo momento per evitare contestazioni più che probabili. Ormai tutti i partiti, persino quelli di centrosinistra ad eccezioni del Pd, si preparano a fare la campagna elettorale contro di lui. È la fine di un impero, un castello di carta che crolla. I primi ad andarsene sono quelli che sembravano i più fervidi sostenitori: i leccaculo.