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Comunisti a rischio

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Il rischio a breve termine è un robusto ridimensionamento elettorale. E, nel lungo periodo, c'è chi non esclude quello di una vera e propria estinzione politica. Non nel senso reale del termine, ovviamente. Ma una batosta alle urne potrebbe condurre i comunisti a rappresentare percentuali sempre più marginali del Paese e a svolgere un ruolo di opposizione o di critica esterna non determinante ai fini di governo, come già accade da tempo in tutte le più grandi democrazie europee. Ne sarebbe ben consapevole lo stesso «subcomandante Fausto». Lo ha scritto nero su bianco sul Manifesto di ieri Rossana Rossanda, sottolineando che il 13 e 14 aprile «in ballo non è solo un cambio di governo, ma la cancellazione dalla scena politica di ogni sinistra di ispirazione sociale». Un pericolo che rinvigorisce e contribuisce a motivare ulteriormente chi, come Ferrando del Partito comunista dei lavoratori e Cannavò, Turigliatto e D'Angeli del movimento di Sinistra critica (ambedue costole del Prc), ha avuto sempre un atteggiamento polemico nei confronti dell'esecutivo di Prodi e della funzione che in esso ha svolto il loro ex partito. Sempre ieri il quotidiano fondato dalla «ragazza del secolo scorso» assieme a Pintor e a Magri, pubblicava un sondaggio online tra oltre 2600 lettori che dava il raggruppamento Prc-Sd-Verdi e Pdci al 40%, Sinistra Critica al 15,5 e il Pd al 15. Percentuali che, secondo i ribelli anti-Bertinotti, dimostrano due cose: «Che anche nella sinistra alternativa c'è una forte tendenza al voto» per Veltroni e che «per essere credibile oggi la sinistra deve essere radicalmente alternativa al Pd stesso», mentre quella del quasi ex presidente della Camera «rimane a metà strada: contro Veltroni ma a fianco di Rutelli, distinta dal Pd ma pronta a governarci appena si ricreeranno le condizioni», sostiene la candidata premier Flavia D'Angeli. Una tesi che sembra aver convinto anche Bertinotti, a giudicare dalla durezza anti-Veltrusconiana con cui sta conducendo la campagna elettorale. «La critica io l'ho inasprita per una ragione di sistema: Pdl e Pd stanno portando avanti una campagna illiberale, fondata sul duopolio che tende a cancellare due forze come noi e Udc. Il voto utile è un tradimento delle vocazioni politiche», ha detto ieri a «Porta a Porta». Insomma, per la «farfalla» comunista la possibilità di restare stritolati tra i due elefanti è concreta. O, almeno, viene percepita come tale. Molti italiani, infatti, pensano che peggio del voto utile ci sia quello inutile. E non vedono perché l'unica chance di decidere in loro possesso debba andare sprecata abbandonando la scheda alla debole corrente di qualche ruscello quando possono affidarla al fiume del Partito democratico. In questi anni le sinistre oggi riunite sotto il simbolo dell'Arcobaleno hanno sventolato solo la bandiera dei divieti, dei «niet», senza proporre alternative valide. E, come scrive sempre l'ex partigiana Rossana, «nelle grandi fasi di mutamento non si regge sulla sola linea del "no"». Se non a rischio di ottenere lo stesso responso negativo nel segreto dell'urna.

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