Bertinotti insiste: no alla truffa del Pd

Calearo, infatti, è «uno dei falchi della Confindustria, come si è visto nella vicenda dei metalmeccanici, in cui la Federmeccanica ha puntato fino all'ultimo a non fare il contratto, e quando si è fatto ha detto che era l'ultimo di quella stagione». E non aveva avuto dubbi sule conseguenze dell'ecumenismo politico di Veltroni: «Negare l'esistenza del conflitto di classe vuol dire far vincere le classi dominanti». Perché così «si riconosce ai potenti di avere un potere fisiologico, dominante», mentre «la modernità nasce quando viene riconosciuto ai lavoratori, come nella Costituzione italiana, di essere portatori di un interesse». Nel pomeriggio, durante la registrazione di «Porta a Porta», è stato ancora più chiaro sui futuri rapporti con i Democratici: «Non voglio stare al gioco del "dopo" - ha detto il presidente di Montecitorio - Veltroni punta a vincere da solo. Dopo non si possono truffare gli elettori chiedendo il soccorso rosso o bianco. Se volevano, ci chiedevano un programma comune. Per questo oggi chiediamo un voto per la sinistra alternativa e ci candidiamo all'opposizione». Bertinotti è tornato ancora una volta sui rapporti con il partito dell'ex sindaco di Roma: «Il confronto con il Pd deve essere civile, ma ci deve essere», ha premesso. Quindi ha spiegato perché la sua campagna elettorale è diventata più dura nei confronti dei veltroniani. «La critica io l'ho inasprita per una ragione di sistema: Pdl e Pd stanno portando avanti una campagna illiberale, fondata sul duopolio che tende a cancellare due forze come noi e Udc. Il voto utile è un tradimento delle vocazioni politiche», ha detto. Il leader dell'Arcobaleno ha illustrato anche i «motivi programmatici» della sua opposizione a certe candidature: «Già tra Colaninno e l'operaio per me ce n'era uno di troppo perchè i due punti di vista sono diversi - ha aggiunto -, nel reddito e nell'influenza che hanno realmente, si tratta di un patto leonino. Ma ora è pure arrivata la candidatura di un uomo di destra: di Federmeccanica. Un erede dell'aggressione ai sindacati e agli operai. È uno strappo non verso di noi ma verso il mondo del lavoro. I falchi degli imprenditori in lista porta il Pd lontano dai lavoratori». Nello studio di Vespa Bertinotti ha affrontato pure altri temi legati alla campagna, rivendicando gli argomenti cari ai suoi elettori, come quelle legati al mondo del lavoro e all'economia. «La lotta alla precarietà è il vero problema dei giovani, non il merito - ha sottolineato criticando indirettamente il ricorrente invito alla meritocrazia di Walter - Oggi devono essere aiutati dai nonni che sono la più grande istituzione sociale del paese. Senza un tetto di protezione della famiglia i giovani non possono lavorare». E poi la priorità della politica fiscale deve essere «la riduzione del prelievo sul lavoro dipendente, che è il più penalizzato in Italia». Infatti, sebbene «il livello del prelievo fiscale nel nostro Paese» sia «nella media europea, è fortemente squilibrato. E l'evasione fiscale che c'è in Italia non ha eguali in Europa ed è superiore di 4 volte alla media europea». Perciò il compagno Fausto propone di «programmare una riduzione annua del livello di evasione fiscale». E se non si raggiunge l'obiettivo? Allora «si promuova un dibattito pubblico su questo problema». Qualcosa, insomma, bisogna fare, perché «chi si sbatte dalla mattina alla sera sa che la legge Biagi non li tutela. Le conquiste sono state corrotte dai cattivi governi e non dai cittadini. Nella sanità pubblica e nella scuola esiste il degrado: ma meglio la sanità pubblica italiana che quella americana che non cura i cittadini. E anche sulla scuola: c'è il degrado ma ci sono anche punte di eccellenza». Infine non poteva mancare un riferimento al '68: «Se questo paese è cambiato in meglio è per la partecipazione di massa che è stata introdotta nel '68 - ha spiegato il candidato premier della Sinistra-l'Arcobaleno - È iniziata lì la stagione dei diritti. È un processo di civilizzazione che è iniziato allora».