«Silvio ti coinvolge nel progetto. Walter no»
«È già la terza volta che vengo qui», dice Maria Serena. La prima volta aveva chiesto di mandare a casa Prodi. Poi ha scelto il nome del nuovo partito di Berlusconi (Popolo o partito della libertà?). E ora eccola di nuovo a largo Goldoni, a Roma, stavolta per firmare le primarie del programma del Pdl. I gazebo sono diventati il centro di gravità, il più importante punto d'aggregazione dell'elettorato di centrodestra. Su 100 romani, 83 sono già stati almeno una volta ai gazebo. Nonostante il sabato grigio, le strade del centro della Capitale sono stracolme. Tutti sono attratti dai «chioschi» del Pdl. Molti si fermano: «Mi piacerebbe abolire l'Ici e rendere il mio Paese più sicuro - confessa Nunzio - Vede, sia il Pd che il Pdl dicono un po' le stesse cose, perché sanno quali sono le nostre esigenze. Ma Berlusconi, con queste iniziative, ci fa sentire più coinvolti nel progetto». «Giusto - ribatte Salvatore mentre passeggia per via del Corso - Silvio ci chiede cosa vogliamo, gli altri no. E noi rispondiamo: serve più sicurezza per gli italiani, specialmente sulla questione dei clandestini». Anche Giuseppe M. è d'accordo: «Sì, così mi sento al centro dell'attenzione». E appurato, dopo tanti test, che il gazebo piace, parte il toto-priorità. La sicurezza sale sul podio più alto delle esigenze dei romani. In particolare se si parla di immigrazione. «È un'invasione ormai, risolvete questo problema - si sfoga Ornella T. - e poi bisogna togliere un po' di tasse, siamo asfissiati». Filippo S. l'immigrazione la mette al secondo posto, per lui è molto più importante abolire subito l'Ici, che è un altro pallino degli elettori. «Possibile che noi dobbiamo pagare tutti questi soldi per avere una casa? - si chiede infuriato Luciano B. - una volta si poteva comprare una casa e non mettere i soldi sotto il materasso, adesso chi te lo fa fare». E Veltroni? «Guardi, non mi venite a dire che è nuovo - dice Luciana S. durante il suo pomeriggio di shopping - Scherziamo? Nuovo de che? Lo prendo come un insulto alla mia intelligenza». Franco G. quasi si mette a ridere. Lui ha 73 anni, scoppola in testa e cappoto lungo e marrone abbottonato fino al collo. Si toglie un attimo gli occhiali, spessi come un fondo di bottiglia, per capire meglio la domanda: «Veltroni?» «Sì, Veltroni». «Veltroni è vecchissimo, forse è più vecchio di me».