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Berlusconi: «Eredità difficile servono scelte impopolari»

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Non ci sono ricette miracolose o bacchette magiche. L'unica ricetta che ha sempre funzionato è quella liberale che è l'opposto di quanto ha fatto la sinistra». È un tono diverso quello che usa Berlusconi a Bari alla prima tappa del tour che lo porterà tra i gazebo nelle principali città italiane impegnati nella consultazione degli elettori sul programma. Una sorta di «primarie» sul documento preparato del Pdl che ora è sottoposto al giudizio della gente che dovrà indicare le priorità di azione. «Se ci sarà qualche idea nuova sarà inserita nel programma» ha promesso Berlusconi nella affollata piazza San Ferdinando. Berlusconi abbandona i toni ottimistici a tutto tondo della campagna elettorale di due anni fa. Non parla più di un nuovo miracolo italiano a portata di mano. Dice chiaramente che la situazione dei conti pubblici «è grave» e che «i miracoli non si possono fare». Sarà forse che la voce non è squillante, colpito sul finale da una afonia fastidiosa, sarà forse che non appare in gran forma, più che l'invettiva il Cavaliere preferisce il discorso pacato. Così spiega, quasi rivolgendosi a un pubblico che mastica economia, che «l'obiettivo è diminuire la pressione fiscale sui redditi e sul lavoro perchè così aumentano i consumi, la produttività e anche i posti di lavoro. E lo Stato con le maggiori entrate piò aiutare chi ha più bisogno e ridurre al tempo stesso il debito pubblico». Tutto il contrario, dice, di quanto ha fatto la sinistra. Ma per diminuire le tasse «occorre che lo Stato costi meno il che significa riorganizzare la macchina amministrativa tagliando sprechi e privilegi». Il pubblico che ha ingoiato queste pillole di economia applaude e mostra di aver capito. Però non c'è solo il programma. Berlusconi vuole mettere un punto al balletto sul rapporto con l'Udeur. Dopo il no secco di Fini, ieri prima di arrivare nel gazebo, spiega che con Mastella non c'è storia. Liquida il problema con una battuta secca: «Non c'è sincronia tra l'immagine rappresentata da un certo modo di fare la politica e quello che è il sentimento del Popolo delle libertà». Il concetto lo ripete in piazza ma questa volta non si rivolge solo a Mastella ma in generale a tutti i partitini. Ribadisce il tema del «voto utile». «A quegli elettori che volessero votare per dei partiti che dicono di appartenere al centrodestra e non alla sinistra dico: sappiano che votando questi piccoli partiti aiutano Veltroni e possono determinare la vittoria della sinistra». Guai quindi a perdersi dietro ai tanti simboli, l'alterativa è tra Pdl e Pd. Guai anche a lasciarsi incantare dalle sirene di chi «ha voluto scegliere la strada dell'egoismo e del personalismo...» con un chiaro riferimento a Casini. Berlusconi ha poi parlato di una «inflazione alta quanto mai prima», dell'aumento del prezzo del pane («cresciuto del 12%») e della pasta («del 14%») e di una pressione fiscale che è «massima». «Siamo pieni di immigrati extracomunitari e la sicurezza è ormai a rischio». Ha rilanciato il risultato dei sondaggi. «Quelli veritieri danno il Pdl in vantaggio di dieci punti su Veltroni». Berlusconi ha passato in rassegna anche il tema dell'Alitalia. «La perdita dell'Alitalia ammonta a qualche centinaio di milioni. Se la cessione all'estero significasse un danno grave all'hub di Malpensa, le perdite di Malpensa ammonterebbero a qualche miliardo euro, quindi bisogna pensare bene a quello che si fa». Di qui al tema delle infrastrutture. «Vanno riaperti i cantieri che la sinistra ha chiuso appena si è insediata al governo. Avevamo lavorato alla realizzazione del Ponte sullo Stretto ma Pecoraro Scanio e Di Pietro hanno bloccato tutto nel giro di poche ore». Non è mancato il contrattacco sulla questione dell'età. «Non possono farci credere che loro sono competenti e che sono il nuovo in politica: D'Alema è da 45 anni in politica, Veltroni da 40, i più giovani sono Rutelli e Franceschini e sono in politica da 35...». Un accenno tra il serio e lo scherzoso lo ha fatto a fine comizio sulle indagini fiscali in Liechtenstein. «Se Visco ha delle notizie deve andare dalle autorità competenti e nelle sedi istituzionali a dirle, e non dirle a ad un giornale amico» ha detto Berlusconi. «Lei ha qualcosa da temere?» gli chiede un giornalista. «Assolutamente no, non so nemmeno dove sia il Liechtenstein...».

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