Benzina, l'Ue boccia Prodi sulle liberalizzazioni
Un aumento che riduce a pochi spiccioli la forbice tra i due tipi di carburante: basti pensare che nel 2002 per un litro di verde si pagava 1,046 euro e il gasolio viaggiava a 0,855. Una differenza di oltre 19 centesimi, mentre oggi è poco più di 6 centesimi. Il caro-benzina non accenna a placarsi. E secondo le associazioni dei consumatori i rincari si traducono in 920 euro all'anno di aumenti per ogni automobilista. Una stangata che potrebbe essere contenuta, secondo Adusbef e Federconsumatori, da una razionalizzazione delle rete di distribuzione dei carburanti, attraverso la quale si potrbbero ottenere risparmi di 13-14 centesimi a litro e le famiglie potrebbero tagliare le proprie spese di 156 euro annui. E in questa direzione rema la Commissione europea, che ha deciso di trascinare l'Italia davanti alla Corte di Giustizia Ue, accusandola di non aver eliminato tutte quelle norme che rendono impossibile agli operatori di altri Paesi comunitari l'apertutra di nuove stazioni di servizio. Insomma, un'altra bocciatura per il governo Prodi colpevole di non essere riuscito a portare a termine le tanto attese liberalizzazioni. Bruxelles ha comunque concesso all'Italia altri quattro mesi di tempo per mettersi in regola e scongiurare il rischio di una condanna. Nel mirino di Bruxelles innanzitutto la condizione che subordina l'apertura di nuove stazioni di servizio al rispetto delle condizioni di programmazione del mercato, ma anche gli obblighi strutturali in materia di superficie minima e attività commerciali integrative imposti alle nuove stazioni di servizio. Non solo: sotto accusa anche le distanze minime che devono essere rispettate tra un distributore e un altro, le restrizioni relative agli orari di apertura e le modalità in base alle quali deve essere formulata l'autocertificazione necessaria per presentare la domanda di autorizzazione per l'apertura di un nuovo distributore. «Se il Parlamento avesse approvato in tempo la terza lenzuolatà di liberalizzazioni, rimasta bloccata al Senato, avremmo evitato tutto ciò», lamenta il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, auspicando che il varo del decreto che porta il suo nome sia una delle prime iniziative parlamentari della prossima legislatura. Anche il ministro per le Politiche comunitarie, Emma Bonino, parla di «occasione perduta». In effetti il terzo decreto Bersani elimina molte di quelle restrizioni che ostacolano l'accesso di nuovi operatori alla rete di distribuzione dei carburanti, prevedendo l'abolizione di alcuni vincoli come le distanze minime tra impianti. L'Ue attende che dalle parole si passi ai fatti.