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"Alimenti per chi non arriva a fine mese"

Silvio Berlusconi

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Un piano che sembra assomigliare a quello varato dal segretario di Stato statunitense il 5 giugno 1947 per andare in soccorso dell'Europa sconvolta dalla Seconda Guerra Mondiale. Tanto che il progetto prevede al primo punto la «distribuzione di beni di prima necessità attraverso i Comuni e il volontariato, per aiutare la parte più bisognosa della nostra popolazione ad arrivare a fine mese». Distribuzione di pacchi di pasta, pane, aiuti alimentari, dunque. E non solo. Perché nella bozza del programma preparato dal Pdl e che è in una fase revisione (era di trenta pagine, poi 27, ora 18 ma al Cavaluere sembrano ancora troppe: vuole una roba sintetica) si prevede un vero e proprio complesso di interventi a sostegno delle famiglie. Al punto che al piano Marshall-Berlusconi sono assegnati due punti del programma oltre ad altre proposte che sono riconducibili in favore di coloro che non arrivano a fine mese. Si propone per esempio l'«abbattimento del costo dei mutui bancari delle famiglie, rendendone conveniente la ristrutturazione da parte delle banche, con il concorso delle associazioni dei consumatori». Anche se al piano casa è dedicato un capitolo successivo. Quindi la coalizione berlusconiana pensa anche a un «graduale progressivo aumento delle pensioni più basse», e al «rafforzamento del nostro progetto di previdenza complementare e avvio sperimentale di nuove mutue sociali e sanitarie». In generale l'iniziativa prevede di non guardare più o soltanto al singolo soggetto che paga le tasse, ma alla famiglia nel suo complesso: «La famiglia, intesa come comunità naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, sarà il centro privilegiato di un nuovo rapporto fiscale, basato sul criterio del "quoziente familiare"», è scritto nella bozza del programma. È confermata anche la reintroduzione del bonus bebè che era stato varato con la Finanziaria 2005 (1000 euro per ogni nuovo nato) e poi soppresso dal governo Prodi. C'è anche un altra misura «piano di investimenti in asili aziendali e sociali, attraverso fondi pubblici e detassazione» che pure era stato avviato con la collaborazione di alcune Regioni. Il Pdl inoltre ha inserito nel programma anche una «graduale e progressiva riduzione dell'Iva su latte, alimenti e prodotti per l'infanzia, come in Inghilterra». In effetti da noi l'imposta è al 10%, la media europea è del 4%, in Gran Bretagna è zero. C'è anche un'altro norma che verrebbe importata da un'esperienza estera, in questo caso dalla Francia. Nel caso di un nuovo governo Berlusconi, potrebbe essere creato «un libretto vincolato per ogni nuovo nato, per aiutare le famiglie nel corso degli studi». Nel programma si fa riferimento anche al «sostegno alle famiglie per una effettiva libertà di scelta educativa tra scuola pubblica e scuola privata». Vi sono poi altri interventi di varia natura e che erano già stati presentati in Parlamento come la «stabilizzazione del nostro "5 per 1000" e sua reale applicazione a favore di volontariato, non-profit, terzo settore, ricerca, etc»; la «riforma del libro primo del codice civile, per riconoscere il ruolo fondamentale assunto nella nostra società dal "terzo settore"»; il «rilancio del ruolo di prevenzione e di assistenza dei consultori pubblici e privati e, d'intesa con le Regioni, individuazione delle risorse finanziarie necessarie a garantire credibili alternative all'aborto per la gestante in difficoltà». Inoltre si immagina anche la «continuità nell'assegnazione di libri di scuola gratuiti per le famiglie meno agiate ed estensione fino al diciottesimo anno di età per garantire la fruizione del diritto/dovere all'istruzione». Sempre sul fronte sociale nel piano del Pdl si propongono forme di «microcredito» con il «riconoscimento e incentivazione delle Fondazioni Etiche che lo promuovono» e il «superamento da un lato dell'usura e dall'altro lato del costo delle banche, utilizzando la sede degli sportelli postali per combinare la massa del microrisparmio con la domanda di microfinanziamenti per piccoli investimenti produttivi, soprattutto da parte dei giovani». Le Poste Italiane saranno utilizzate «per servizi sociali a domicilio, a favore dei cittadini, in coordinamento con i Comuni», come d'altro canto era già previsto in una proposta presentata in Parlamento da Berlusconi e Tremonti.

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