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Non si applichi all'etica il manuale Cencelli

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E, per questo, non può essere affrontata e risolta con le vecchie ricette: né con quelle dei cattolici di sinistra, che avrebbero voluto continuare a rappresentare il braccio secolare della Chiesa nel mondo della politica; né con il cinico buonsenso di togliattiana memoria, che avrebbe voluto anestetizzare la questione in attesa che la rivoluzione avanzasse e che le masse cattoliche potessero, per derivazione, trasformarsi in seguaci della nuova religione secolare ed aspirare a un paradiso più a portata di mano. Non è possibile neppure liquidare il nodo dei rapporti tra laici e cattolici riducendolo ad un mero fatto di tolleranza e di rispetto reciproco: una tautologia che non consente di fare alcun passo avanti. La realtà di cui bisogna prendere coscienza è che il portato della modernità, dal punto di vista della tecnologia e della scienza, ha spalancato di fronte a noi questioni e interrogativi che fino a qualche anno fa non erano neanche immaginabili: questioni e interrogativi che riguardano le origini della vita, il suo svolgimento e la sua estinzione. All'ordine del giorno si è imposta prepotentemente la possibilità da parte dell'individuo di controllare ogni momento del processo vitale e, lungo questa strada, proiettarsi anche oltre la definizione di uomo come è stata fin qui antropologicamente e storicamente intesa. Queste tematiche sono entrate a far parte delle agende politiche. Non è un caso che i Parlamenti di tutta Europa dedichino un tempo sempre crescente a dibattere e deliberare sulle questioni che attengono alla «biopolitica»: questioni ostiche e, per di più, in permanente aggiornamento. Basti pensare alla sorte delle cellule staminali embrionali: è stato proprio l'avanzamento della scienza a decretare la possibilità di prescindere dal loro impiego nella grande ricerca. È certamente comprensibile che queste novità filtrino nel mondo della politica più lentamente di quanto investano la vita degli individui. E si può anche capire che di fronte ad esse la pigrizia possa giungere ad avere il sopravvento. Non di meno, questa sfida, per la sua importanza presente e futura, esige delle risposte politiche. Non basta ritenere, come sta facendo il Pd nel tentativo di uscire dall'impasse, che possa esistere una risposta per chi ha fede e una diversa per chi non ce l'ha. Né tantomeno far convivere in una stessa lista esponenti illustri di idee opposte. Veltroni si sta impantanando perché non ha compreso che le nuove questioni che il nostro tempo ci impone non possono essere trattate come una nuova declinazione del vecchio conflitto tra laici e cattolici né tantomeno confinate nel ghetto delle coscienze individuali. Per non rinnovare antiche doppiezze o, peggio, cadere nel più bieco relativismo, un partito che vorrebbe essere grande deve avere la forza di affermare la propria verità. Solo una volta compiuto questo passo, è possibile concedere che su singoli argomenti si determinino affermazioni di coscienza: un'eccezione, non certo una regola. Gli elettori, laici e cattolici, che hanno compreso l'importanza della sfida, chiedono che si abbia questo coraggio, e non che si applichi all'etica il manuale Cencelli lottizzando candidature illustri. Il Popolo della Libertà, dal suo canto, ha una bussola che gli deriva dalla storia e dalle elaborazioni del popolarismo europeo. Nei manifesti del Ppe c'è già tutto scritto: si tratta solo di applicarlo con intelligenza e anche con un po' di fantasia. *senatore di Forza Italia

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