Piepoli: "E' finito l'idillio. I moderati molleranno Veltroni"
Perché il voto dei cattolici conta, e i cattolici che avevano intenzione di votare Pd ora sono meno sicuri di volerlo fare. L'alleanza con i Radicali li ha messi in crisi. La loro determinazione barcolla. Il risultato è incerto. Parola di Nicola Piepoli, uomo di sondaggi abituato ad «annusare» gli umori degli italiani. Che succede professore? «Si vogliono accaparrare i voti dei cattolici, spostarli da un partito all'altro». Dal Pd al Pdl? «Questo non lo so. La possibilità è che una parte intermedia fra "i due estremi", come l'Udc, acquisti un certo spazio. Nei nostri sondaggi rileviamo che il partito di Casini tiene grazie al voto cattolico». Quanto conta il voto dei cattolici in Italia? «Diciamo che c'è un terzo di cattolici praticanti, un terzo scarsamente praticanti e un terzo non praticanti. Poi ci sono gli atei o quelli appartenenti ad altre religioni. In questo contesto le prime due categorie sono più influenzabili delle altre». E di quanto potrebbero spostare i consensi? «Noi valutiamo anche del dieci per cento». Non è poco... «No, anzi, è un fattore determinante. Pensi che, se il voto cattolico si concentrasse sull'Udc, questo passerebbe dall'otto al quindici per cento. Un fatto che cambierebbe totalmente la mappa del potere». Da questo punto di vista l'alleanza con i radicali penalizza il Pd? «Sì, il voto cattolico puro tende a non andare verso il Pd da quando vi hanno fatto il loro ingresso i radicali». Una fuga che, però, mi sembra di capire non dovrebbe favorire il Pdl? «Il problema non sono le dichiarazioni ma i partecipanti, chi c'è dentro nel partito. E i bon vivant sono più a destra che a sinistra, e non hanno molto a che fare con la Chiesa cattolica». Nel 2006 la candidatura di Luxuria fece lo stesso effetto? «Voti al centrosinistra ne ha tolti. Ma è difficile quantificare...». Torniamo alla presente campagna elettorale. Chi ha ragione, secondo lei, l'Eurisko che parla di un distacco di solo 6,4 punti fra Pd e Pdl o la Demoskopea, secondo cui i punti sono dieci? «I dati dell'Eurisko erano verosimili una settimana fa. Il Pd vuole cogliere l'attimo positivo, la risalita fuggente, vuole creare l'armonia di uno Stato nascente. Ma la commistione con i radicali sembra aver incrinato l'incantesimo». Quindi? «In base alle ultime rilevazioni i punti di distacco sarebbero otto. E la causa è proprio la presenza di elementi estranei alla creazione dello Stato nascente». Quanto contano i sondaggi nella scelta di voto? «Niente. Salvo che nella mente di qualche mio collega esaltato». Ma il Cavaliere li cita in continuazione... «Lo fa perché quando era in azienda li usava come strumento di marketing. Ma i sondaggi non procurano voti. Certo, se si minaccia la crisi economica sostenendo che lo dicono i sondaggi, allora sì. Ma questa è strumentalizzazione. È marketing politico».