Berlusconi blinda il Senato, accordo fatto anche in Sicilia
Ne è convinto Silvio Berlusconi, che esulta per l'accordo siglato in extremis sabato sera sul candidato alla Regione Sicilia e, contemporaneamente, non perde l'occasione per punzecchiare l'Udc, ricordando che è il Pdl, futura costola italiana del Ppe, «la casa naturale» degli ex alleati centristi. In collegamento telefonico con un convegno organizzato a Torino da Vito Bonsignore, ex Dc ora eurodeputato dell'Udc passato al Pdl, Berlusconi infierisce sul partito di Casini: «Non hanno valutato sufficientemente che siamo riusciti, per la prima volta in Italia, a portare tanti laici su posizioni della Chiesa su temi cruciali come i valori della vita e della famiglia. Il Pdl è il centro» e non c'è nessuno «scivolamento a destra come qualcuno vuole maliziosamente insinuare». Per questa ragione, rileva il Cavaliere «l'adesione dell'Udc al Pdl sarebbe stato l'approdo naturale in un partito che aveva e che ha nel suo dna i valori fondanti del Ppe». Alle new entry centrista del Pdl, Berlusconi invia un messaggio chiaro: «Tocca a tutti noi, in particolare a voi che venite dall'esperienza dell'Udc partecipare alla nascita della costola italiana del Ppe». Su questo punto batte anche il coordinatore azzurro, Sandro Bondi, anche lui a Torino: «L'iniziativa di oggi dimostra che ci sono migliaia e migliaia di dirigenti dell'Udc che intendono partecipare da protagonisti nel Pdl, cioè un partito che nasce e si ispira al Ppe». Nonostante lo scontro nelle dichiarazioni, in Sicilia il clima è diverso: Lombardo, il candidato del Cavaliere, sarà appoggiato anche dal potente centrista, Totò Cuffaro. Una circostanza che potrebbe offuscare la campagna del Pdl a livello nazionale. A questa obiezione, Berlusconi di prima mattina replica allargando le braccia: «È una cosa che sta seguendo Lombardo e noi abbiamo stretto l'alleanza con lui. Ad ogni modo - prosegue - non credo che ci sarà una partecipazione diretta di Cuffaro alle elezioni siciliane». L'anomalia siciliana incide anche sul dialogo al centro. Ieri all'assemblea dei 1000 fondatori della Rosa Bianca, Bruno Tabacci rilancia l'appello a Casini per un patto elettorale e poi un nuovo partito che tagli i ponti con Pdl e Pd, ma chiede chiarezza: «Non credo che le sigle in campo oggi da sole bastino a dare questa risposta alle attese di una parte importante del Paese, in un momento in cui finalmente si è scongelato il 24% dell'elettorato italiano». E sull'accordo in Sicilia, aggiunge: «Certamente per Casini è un problema molto grosso, per me assolutamente no, perché accordi con Berlusconi non ne ho fatti. È chiaro che se il modello siciliano lo si vuole imporre a livello nazionale l'autonomia del centro perde di credibilità. Se invece quella è un'eccezione che vale per la Sicilia, può anche essere».