Fabrizio dell'Orefice [email protected] Cammina ...
Lassù». E volge gli occhi al cielo. Il Cavaliere si commuove, si apparta per qualche minuto con quella signora in quel corridoio quasi sotterraneo e quasi segreto che dal teatro Capranica porta dritto nella hall dell'Hotel Nazionale, in pieno centro a Roma. È un passaggio che conoscono solo gli addetti ai lavori, celato da una tenda anonima. Dietro si sente ancora il vociare del teatro dove il leader del Pdl ha appena finito di parlare, si odono le voci invocanti. Il Cav se ne va, stringe un po' di mani e imbocca un'uscita secondaria. È un Berlusconi che usa i tunnel segreti quello della campagna elettorale 2008, la prima senza mamma Rosa. Stringe qualche mano, sorrisi di circostanza. Diverso dal Berlusconi del predellino, quello che si tuffava nella sua gente. Quello che girava in pieno novembre con il solito Caraceni ma senza camicia e cravatta, magari con un maglioncino blu scuro. Quello che a Bari, preso dall'entusiasmo dei sostenitori, si mise a correre nel ventre della folla accorsa anche solo per vederlo. In quel sottopassaggio il Cavaliere, sempre scortato dalla consigliera municipale di Cinecittà Mariarosaria Rossi, si lascia andare. Presidente, perché questa campagna elettorale così a rilento? «L'ho spiegato ieri - risponde Berlusconi con un tono sommesso -. La verità è che mi meraviglia che ci sia ancora qualcuno disponibile a votare Veltroni». Come? Allora è inutile fare campagna elettorale? «Penso che ci sia una tale percezione del disastro in cui versa il Paese che mi meraviglio che, dopo questa esperienza di governo, ci siano ancora così tanti cittadini disposti a votare a sinistra». Berlusconi si gira. Fa come per andare via. Poi torna su suoi passi: «Evidentemente lo fanno proprio per radici ideologiche profonde... Altrimenti non saprei proprio perché debbano farlo». La voce si fa più dura, il tono più alto, agita le mani: «Non riesco a capire perché Veltroni non chieda le dimissioni di Bassolino, la situazione a Napoli per quanto riguarda i rifiuti è incredibile. Noi dovremo faticare un bel po' per recuperare l'immagine del nostro Paese». Insomma, il leader del Pdl batte un colpo. C'è. Comincia ad attaccare l'avversario, anche se evita di nominarlo. Lo accusa di avere la «faccia tosta» di presentarsi come il nuovo. Avverte che sulle larghe intese era solo ipotesi di scuola. Nel pomeriggio va anche oltre e accusa: lui un diplomato, io laureato». È qualcosa, non molto. Ma qualcosa. Il ritardo del centrodestra nei confronti di Veltroni è evidente. Non c'è ancora un candidato a sindaco di Roma. Quando arriverà? «Nelle prossime ore. Posso solo premettere che ha tanto cuore, esperienza politica e conosce a memoria i problemi di Roma». La Sicilia? «L'accordo è in arrivo». Veltroni tira fuori candidati ogni giorno, anche in grado di pescare nell'elettorato di Forza Italia, come il presidente degli artigiani Sangalli. Mentre il Pdl è alle prese ancora con le discussioni preliminari e con primi problemi, tanto che Bonaiuti s'affretta a smentire dissidi con An sulle candidature, che forse hanno creato irritazioni in via della Scrofa: Berlusconi conferma, è tutto ok, sono state definite le regole, ma di nomi non se ne parla. Il Cav è tranquillo, ha ripreso a contattare i sondaggisti americani, che gli hanno spiegato come anche stavolta gli ultimi quindici giorni siano quelli decisivi. E così, con i suoi, si lascia scappare: «La campagna elettorale durerà poco, dall'8 marzo al 12 aprile».