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Fini sfonda nel Nord Est. E' sempre più delfino

Gianfranco Fini

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Già, che ci fa? Fa che il leader di An ha segnato uno dei punti per lui decisivi, di quelli che si vedono poco ma contano tanto. Fini, infatti, l'altro giorno ha dedicato l'intera giornata al Nord Est, ad un incontro con l'impresa veneta, ad un faccia a faccia con gli imprenditori più internazionalizzati. È rimasto seduto - che in campagna elettorale è cosa un po' inconsueta ma significativa - a prendere appunti, ad ascoltare un bel po' di industriali, a parlare di tasse e mercati. L'ex vicepremier non ci è andato con le insegne di partito, bensì con quelle di Fare Futuro, la sua fondazione, che sta diventando una chiave per consentire alla destra di aprirsi a nuovi mondi. L'occasione era un workshop («L'azione dell'Italia nel mondo e l'internazionalizzazione del made in Italy», il titolo) finalizzato a uno studio - affidato a un team di ricercatori e analisti, coordinato dall'analista Paolo Quercia - per costruire una nuova politica estera. E la prima novità è arrivata dai partner che hanno aderito al progetto. A cominciare da Confindustra Vicenza, la terza associazione locale industriale per made in Italy, guidata da Massimo Calearo che è anche presidente di Federmeccanica. Già, proprio quel Calearo considerato vicino al centrosinistra e che proprio a margine del convegno finiano ha annunciato che non si candiderà alle elezioni nelle file del Pd. A sostenere l'iniziativa di Fare Futuro c'era anche la Unicredit di Alessandro Profumo, che due anni fa fu visto fare la fila per votare (e dunque dichiarando la propria adesione politica) alle primarie dell'Unione. Profumo non si è fatto vedere ma ha mandato a Vicenza due uomini di fiducia: Carmine Lamanda, responsabile affari istituzionali e regolamentari, e Mario Fertonani, presidente Unicredit Banca d'impresa. Per il wokshop nella città palladiana si sono mossi anche Finmeccanica (c'era il codirettore generale Remo Pertica, ma c'era anche Carmelo Cosentino, ad Alenia Aermacchi) e Confagricoltura, scesa in campo nel progetto con il suo presidente Luciano Vecchioni. Insomma, An comincia a muovere anche i primi passi dentro il mondo confindustriale. E nel mondo industriale del triveneto. Che gli sono sempre stati abbastanza preclusi visto che il partito di Fini è sempre stato percepito come un partito popolare, nazionalpopolare e romanocentrico, quasi sudista. I primi segnali di scongelamento Fini li aveva avuti giusto un anno fa a Brescia, quando il partito si mise in moto per una fase di ascolto della realtà produttiva che proseguì a Bari. E trovò per esempio l'applauso di Andrea Riello. L'operazione nel suo complesso parte da più lontano, da quando Adolfo Urso, un fedelissimo di Fini, venne sistemato al ministero delle Attività Produttive all'inizio del governo Berlusconi. Ebbe la delega al Commercio Estero attraverso la quale Urso (che tra l'altro, di famiglia catanese, quasi per caso è nato a Padova) ha intessuto rapporti, mantenuto contatti e costruito una nuova immagine della destra. I risultati si sono visti nelle elezioni 2006 quando An, che nel Nord Est è rimasta sempre lontana dalle due cifre, s'è addirittura lanciata nella sfida con la Lega: il partito di Fini nella circoscrizione Veneto 2 s'è fermata al 10.2%, gli uomini di Bossi al 10.4%. Ora Fini va a riscuotere. E all'appello hanno risposto anche la presidente della Confapi, Catia Polidori, ma anche un po' di imprese delle operose provincie di Vicenza e Padova e non solo, economisti e osservatori di settore come Pietro Calegaro (Fratelli Calegaro), Adamo Dalla Fontana (Bdf), Marco Fortis (Fondazione Edison), Ezio Maiolini (presidente consorzio per la tutela del Franciacorta), Rodolfo Mariotto (presidente Mariotto), Bruno Mastrotto (presidente Gruppo Mastrotto), Pietro Piccinetti (presidente Gruppo Sintesis), Massimo Stella (Estel Office), Adriano Teso (Teso). Insomma, un bel tassello è stato piazzato.

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