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Fabio Perugia [email protected] «Partiamo da un dato di ...

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Carlo Mochi, consigliere del Cnel, ha un curriculum segnato dall'esperienza in Confcommercio. Funzionario, dirigente, vicesegretario generale. Poi responsabile dell'area legale e direttore del centro studi, vede prezzi, tassi, indici davanti ai suoi occhi tutti i giorni. Ma ciò che più colpisce in questi ultimi tempi è l'aumento vertiginoso del costo di una spesa al mercato. Professore, ok il petrolio. Ma l'aumento delle materie prime? «Vede, diciamo prima di tutto che le previsioni, rispetto anche all'inflazione, non sono per niente rosee in Italia come in Europa. Ma la causa dell'aumento di queste materie è data da come si ragiona dentro l'azienda che le utilizza». Facciamo finta di produrre pasta. Mi spieghi. «Da imprenditore devo calcolare a quale prezzo vendere il mio prodotto, oggi, sul mercato. Come faccio? Sicuramente calcolando i costi, ma non solamente quelli attuali. Devo avere una visione di come si muoverà il mercato in futuro. Quindi se mi aspetto che i prezzi delle materie prime aumenteranno, io porto sul mercato il mio prodotto a un prezzo più alto. E lo faccio da subito, non aspetto. Aggiungiamo poi a questo scenario il problema del petrolio ed ecco che l'inflazione è letteralmente schizzata, nonostante fino a settembre scorso avevamo un andamento brillante». Cosa succede? «Semplicemente le aspettative inflazionistiche sono negative e questo si ripercuote su tutto, sulla mentalità dell'imprenditore. In ogni caso dobbiamo considerare questa fase di fibrillazione come processo di stabilizzazione». Ma l'Italia è messa peggio degli altri Paesi. Una soluzione? «Tutto è legato all'energia. Ha un impatto fondamentale su tutti i settori. Dobbiamo seriamente ripensare la nostra politica. Pensavamo che con il gas si sarebbe potuto colmare il gap con le altre nazioni europee come la Francia, la Gran Bretagna, la Germania. Ma siamo rimasti evidentemente delusi. Bisogna ripensare al nucleare. Serve questa soluzione e superare i veti sociali degli ambientalisti. Inutile continuare con il petrolio. Ci sono due problemi». Quali? «Da una parte l'incremento costante del consumo da parte di Cina e India. Dall'altra il mercato azionario che sta attuando una speculazione troppo elevata sul petrolio. Si investe e si disinveste nel breve e brevissimo temine. Si scommette, letteralmente, sulle scorte. Infine in questo mercato manca la possibilità di ragionare in termini mondiali tra produttori e consumatori. Vede, in realtà però, in tutto questo scnario, è inutile prendersela con il prezzo della benzina. Possiamo pure dire alla gente di non prendere la macchina o prenderla meno, ma non ci sarebbero comunque risultati concreti. La verità è che il sistema produttivo energetico del nostro Paese è clamorosamente in svantaggio rispetto agli altri». E l'Europa? Intendo l'istituzione. «La Banca centrale europea non vuole toccare il tasso di sconto proprio per le prospettive inflazionistiche». Lei ha una soluzione? «Sì. Basterebbe abbassare di un punto percentuale il tasso di sconto sull'euro. In questo modo è possibile abbassare del 20 per cento l'onere del debito pubblico. E questo possiamo farlo in due anni». Poi? «Questo processo produrrebbe effetti positivi in termini di finanze. Si potrebbe quindi fare un programma di investimenti sul settore energetico». E riportare il nucleare in Italia. «Certo. In Italia questi problemi si possono risolvere in cinque o dieci anni al massimo».

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