E Veltroni attacca il Cav
Certo, la cosa era già fin troppo evidente. Basterebbe scorrere il dodecalogo veltroniano: ogni proposta coincide con un fallimento del governo Prodi. Il Professore ha aumentato le tasse? Veltroni promette di tagliarle. L'ex premier ha bloccato la costruzione della Tav, dei rigassificatori, dei termovalorizzatori? Non preoccupatevi, ora c'è Walter. E poi ci sono le pagine del programma: 281 quelle che accompagnarano Prodi nella sua avventura a Palazzo Chigi, appena 60 quelle che potrebbero «guidare» Veltroni. Insomma diversi in tutto. Ora, però, c'è l'ufficialità. «Noi abbiamo rotto - evidenzia il candidato premier del Pd - con la sinistra radicale e il fatto che corriamo con un solo programma e un solo leader garantisce l'attuazione del programma». A questo punto però, Veltroni abbandona il fair play che lo ha caratterizzato in queste settimane e si lancia all'attacco del centrodestra. Il segretario ricorda i governi degli ultimi quindici anni, loda il primo Prodi (di cui faceva parte ndr) e rilancia: «Penso che gli italiani lo ricordino con simpatia mentre i governi successivi sia di centrodestra sia di centrosinistra sono stati segnati dalla eterogeneità delle alleanze e vale anche per Berlusconi perché se si è durati cinque anni ma non si è riusciti a governare, la durata è un'aggravante». Quindi ricorda che, da settembre, il Pd ha recuperato 13 punti percentuali nei sondaggi e attacca Forza Italia che si è opposta all'emendamento che, già nel milleproroghe, avrebbe permesso un aumento dei salari e delle detrazioni fiscali. Un rapido accenno al conflitto di interessi («penso che la Gentiloni sia una buona legge ma non si può continuare a discutere di questi temi») e una stoccaticatina a Fausto Bertinotti: «Può una persona ragionevole pensare che la candidatura di un operaio contrasta con quella di un imprenditore? Siamo nel 2008 o nel '53?» Insomma, la battaglia è cominciata. Anche se il candidato premier del Pd ha ancora qualche cosa da mettere a posta. Chiusa la partita con l'Italia dei Valori (Di Pietro ha sottoscritto il programma del Pd), ancora da chiudere quella con i Radicali. Il faccia a faccia tra Veltroni ed Emma Bonino ha confermato l'intesa elettorale. Ma, per dire la parola fine, occorrerà aspettare il verdetto che uscirà dalla due giorni del Comitato straordinario convocato dal partito di Marco Pannella. La proposta sul piatto resta la stessa: nove parlamentari da far eleggere nelle liste del Pd, Bonino ministro in caso di vittoria, spazi Tv e rimborsi elettorali. Il nodo resta però quello delle candidature. Le regole sono regole, spiega il braccio destro di Veltroni, Goffredo Bettini. Che tradotto vuol dire: niente Marco Pannella e niente Sergio D'Elia (ex terrorista di Prima Linea). Ora bisogna decidere chi far entrare.