Disorientati, perplessi, indecisi. I settimanali diocesani, ...
«C'è da discernere con attenzione perché, forse, l'elettore cattolico non è mai stato in imbarazzo come in queste elezioni», ammonisce il «Popolo» di Tortona. Troppi fattori nuovi in campo: il divorzio tra l'Udc di Pier Ferdinadto Casini dal resto della ex Casa della Libertà (divenuta nel frattempo Popolo della Libertà), l'entrata in scena della Rosa Bianca di Savino Pezzotta, la lista anti-aborto di Giuliano Ferrara, il destino incerto dell'Udeur di Clemente Mastella. «I cittadini - si chiede Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate - sapranno seguire tutti questi movimenti? Sapranno individuare simboli e schieramenti? Si sentiranno rappresentati in maniera adeguata? Il dubbio resta, anche se la speranza - aggiunge - è ricucire lo strappo fra Paese legale e quello reale forse ancora rimediabile». «Quale casa per i cattolici?», domanda a sua volta l'editoriale di Gino Mecca, direttore di L'Araldo Abruzzese (Teramo-Atri), che rileva: «Le elezioni ripropongono, anche in questa circostanza, per i cattolici il problema della scelta». Per il direttore, «sarebbe auspicabile un confronto, diffuso a livello locale, sulle questioni legate al momento elettorale (e non solo)». Da qui l'impegno del settimanale a «mettere a disposizione alcuni spazi» del giornale per «costituire una sorta di foro, ove sviluppare un sano confronto; nella convinzione che la scelta del voto è una decisione personale e, tuttavia, conseguente a una valutazione dei programmi che meglio corrispondono al bene comune». I settimanali diocesani, spesso sconosciuti al grande pubblico nazionale, sono testate molto radicate nelle parrocchie e nelle province del Paese, un buon indicatore degli umori e degli interrogativi di un certo cattolicesimo italiano. Negli editoriali, insieme ad un diffuso senso di smarrimento di fronte alle novità di questa tornata di voto, vi è però anche un giudizio positivo sul clima di inizio campagna elettorale. «Va messo in evidenza - scrive il direttore del Corriere Cesenate - che i toni sono molto più pacati di quelli che ci si poteva attendere. Da un po' di tempo non si era più abituati ad assistere a confronti tutto sommato sereni, e talvolta anche costruttivi». Anche La Vita del Popolo (Treviso) commenta il «proposito di tenere lontani i temi etici dalla campagna elettorale per evitare scontri frontali»: «può anche essere saggio. I toni pacati e dialoganti, infatti - spiega il settimanale veneto - aiutano meglio gli elettori ad orientarsi che le battaglie gridate con insulti». Tuttavia - avverte - «non può significare l'allontanamento dei problemi etici dalla politica. Non c'è aspetto della vita, e quindi della politica, che non debba misurarsi con l'etica». Per Marco Bonatti, direttore di La Voce del Popolo (Torino), «una visione complessiva di problemi e programmi e un'attenzione consapevole al bene comune sono indispensabili a qualunque progetto politico».