Una trattativa che sta assumendo toni patetici. Da una ...
Walter non molla. L'unica eccezione l'ha concessa (con motivi più o meno discutibili) a Di Pietro con la clausola-promessa che l'Idv confluisca in un secondo tempo nel Pd. Per loro, invece, c'è l'aut aut sul leader storico, Marco Pannella, troppo anziano politicamente per meritarsi il nome nelle liste e la possibilità di accettare le condizioni ferre imposte dai veltronians, cioè: niente simbolo, Bonino ministro, una manciata di denari e nove eletti in Parlamento. Lo ha ribadito ieri il braccio destro di Walter, Goffredo Bettini: «Abbiamo ribadito l'inopportunità - ha spiegato l'ex senatore - di aggiungere un altro simbolo a quello del Pd perchè si tornerebbe a una minicoalizione, schema da noi rifiutato per ragioni politiche sin dall'inizio. Il caso di Di Pietro si riferisce a un movimento che in prospettiva si è dichiarato disposto a sciogliersi nel Pd e che soprattutto, se privato oggi del suo simbolo collegato al nome del suo leader, perderebbe quasi tutta la sua forza elettorale. Questo al contrario dei Radicali la cui presenza nelle liste Pd manterrebbe saldo il loro profilo e la loro funzione politica». Chiaro il discorso? Prendere o lasciare. E, per quanto riguarda il prendere, Bettini ha lanciato sul tavolo le sue carte: «Concordare alcuni temi innovativi sul programma nel campo dell'economia, delle istituzioni, della giustizia; l'impegno di presentare, prima del voto, Emma Bonino come ministro del governo Veltroni e come capolista di una circoscrizione elettorale importante; riconoscere al Partito radicale una delegazione di nove parlamentari in collocazioni sicure, rispettando dunque la dimensione dei loro eletti nella precedente legislatura; riconoscimento di una parte del finanziamento pubblico in rapporto al numero dei parlamentari concordato; il 10 per cento degli spazi di informazione spettanti al Pd e la garanzia della presenza dei Radicali nelle trasmissioni di confronto politico più popolari; la garanzia di alcune postazioni apicali nella Camera, nei gruppi e nelle strutture d'aula». I Radicali hanno reagito definendo «incomprensibile» il rifiuto di Veltroni. «Ci si vuole in questo modo negare la possibilità di portare in modo chiaro e pieno il nostro contributo alla sua vittoria come candidato alla presidenza del Consiglio, allo stesso modo - hanno detto Marco Cappato e la segretaria Rita Bernardini - di quanto già abbiamo fatto determinando l'elezione di Romano Prodi». E hanno ripetuto per l'ennesima volta le loro condizioni. Poi si sono riuniti nella sede di Torre Argentina. In tarda serata non avevano ancora preso una decisione ufficiale. Ma l'offerta del Pd è troppo ghiotta per non essere accettata. Lo avrebbe ammesso lo stesso «guerrigliero» Pannella nel corso della riunione notturna. Il cui esito è, quindi, scontato.