E nel programma è pronto lo shock
Walter Veltroni non c'è ma si parla di lui nel corso di un incontro tra le fondazioni vicine al centrodestra e il Pdl. Incontro a porte chiuse, quasi una riunione in stile carbonaro quella che si è svolta nella sede di Unioncamere a Roma. «Ci ha copiato il programma», «No, ci sta provando», è il ritornello. Tanto che Maurizio Sacconi avverte: «Tranquilli, non appena scende nel particolare esplodono tutte le loro contraddizioni. Soprattutto per la parte che riguarda il lavoro». «È vero - aggiunge Renato Brunetta - nel suo programma quello che è nuovo non è buono e quello che è buono non è nuovo». Adolfo Urso, segretario della finiana Fare futuro, rilancia: «Ciò che sta facendo Veltroni è ciò che sta acccadendo in tutti i Paesi occidentali. Anche Sarkozy e Cameron sono andati a pescare in altri ambiti elettorali. E così sta facendo anche il democratico Obama, che si rivolge a un pubblico religioso, o il repubblicano Mc Cain, che parla agli ambientalisti». Il meeting però non serve a parlare dello sfidante del Pd. Bensì del programma, i centri di studio vicini al centrodestra forniscono idee, progetti ai partiti. È «shock» è la parola d'ordine che si ode negli interventi. Shock è la parola che usa Brunetta, che guida la fondazione Free. «Puntare sull'innovazione», insiste Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia e direttore dell'Ircocervo. «Cambiare, cambiare nelle scuole e nelle università; cambiare radicalmente», gli fa eco Gaetano Quaglieriello che guida Magna Carta. Cambiare come? Free lancia le proposte di tipo enonomico. La prima, anticipare il pareggio di bilancio: «Il primo segnale shock da dare ai mercati e all'Ue - spiega il consulente economico di Berlusconi quando questi era a Palazzi Chigi - è quello di destinare il surplus generato dal gettito fiscale, tutto per la riduzione del deficit di bilancio, in maniera da rafforzare i tendenziali poco virtuosi della Finanziaria del governo Prodi». Come arrivarci? Brunetta pensa alla manovra di assestamento di bilancio a giugno utilizzando «tutto l'extragettito a di riduzione del deficit di bilancio». Poi le altre azioni successive come «un drastico controllo sulla spesa pubblica corrente, una prima riduzione della spesa fiscale per 7-10 miliardi), il rilancio dei consumi, la ripresa della spesa per investimenti, il recupero di 5 decimali di pil sul differenziale di crescita rispetto alla media della zona euro». Sul fronte tributario Magna Carta propone di ridurre l'Ires di 5 punti in 5 anni e di ridurre il tributo di registro sugli immobili all'1% sul valore di mercato, per le vendite ordinarie e della metà per quella della prima casa, mentre si applicherà l'iva per le vendite fra operatori commerciali». Qust'ultimo punto è stato caldeggiato da Francesco Forte che ha spiegato anche la sua sostenibilità per le coperture. Non mancano le idee sul fronte delle liberalizzazioni. Si invocano nuove privatizzazioni: «Cedere le attività che i privati possono svolgere (farmacie, centrali del latte, cinema, parcheggi); nei casi in cui si mantiene il regime concessorio (situazioni di monopolio naturale e di rete) obbligo di ricorrere a gara per affidamento della concessione». Quindi il capitolo istruzione. Sul piano della scuola le proposte portanti sono tre: ritorno alla figura del docente, rimodulazione dei programmi scolastici, integrazione dei figli degli immigrati. Più nette le scelte nel campo accademico; qui si propone l'abolizione del valore legale del titolo di studio, il buono università, la procedura di riconoscimento e valutazione ex ante ed ex post della qualità dell'offerta formativa, selezione e incentivazione al reclutamento del personale docente secondo standard elevati di qalità, avvio di una seria e competitiva politica della ricerca scientifica. Infine il capitolo lavoro. Gianfranco Polillo, che a Palazzo Chigi fu capo del dipartimento economico, ricorda: «In Italia il lavoratore dipendente è all'opera in media 36 ore alla settimana, ha una media di 58 giorni di ferie, in pratica è impegnato solo nove mesi su 12. Se arrivasse a una media di 42 ore la crescita del pil registrerebbe un aumento dello 0,5%». Insomma, lavorare di più, crescere tutti.