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Veltroni rilancia i fallimenti di Prodi

Veltroni e Prodi

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 Insommaun programma quasi fotocopia per una squadra che al di là del maquillage di facciata, mantiene tra le sue fila personaggi che facevano parte del governo Prodi. Ma affinchè questo discorso non venga tacciato di partigianeria, facciamo un confronto tra i punti del programma di Veltroni e le promesse mancate di Prodi. Il Pd pone come «priorità le infrastrutture e la qualità ambientale». E dice: «Il Paese ha bisogno di infrastrutture e servizi che oggi sono ostacolati più da incapacità che da carenza di risorse finanziarie». Prodi appena si insediò a Palazzo Chigi mise subito in chiaro una cosa, che il Ponte sullo Stretto di Messina non si doveva fare perchè ben altre erano le emergenze del Paese. Era il 26 maggio 2006 quando Prodi liquidava la questione così: «Lo vedrà mio figlio. Non vedo il Ponte come un demonio ma le priorità sono altre». E poi: «Quando vedo che non c'è un'autostrada che non ci arriva e quando so che a Palermo l'acqua è razionata e le ferrovie sono quelle che sono, mi chiedo quali siano le priorità». Detto così, lascerebbe sperare che chiuso il discorso del Ponte sullo Stretto, si sarebbe aperto quello sul rifinanziamento delle Ferrovie. Il 14 novembre 2006 Prodi assicura che «il governo agirà per fronteggiare la crisi finanziaria di Ferrovie». Il presidente delle Fs Innocenzo Cipolletta aveva gridato l'allarme: «Mancano 6,1 miliardi, bisogna ricapitalizzare Trenitalia o porteremo i libri in Tribunale». Risultato: nel decreto sulal ripartizione del tesoretto, Prodi si limita a destinare 700 milioni da investire nella rete ferroviaria. Non è un caso che Il Sole 24Ore facendo un'analisi delle extra spese lasciate in eredità al prossimo governo mette 2 miliardi da destinare alle Regioni per il funzionamento delle linee secondarie delle ferrovie. Che dire poi dell'Alta Velocità che, afferma Veltroni, «va completato». A luglio scorso Prodi, di fronte al primo ministro francese, prese l'impegno di andare avanti sulla Tav e sul progetto della Torino-Lione. Sette mesi dopo Prodi aveva solo costituito un tavolo tecnico e ammetteva che il lavoro sarebbe passato al prossimo governo. Altro punto: il controllo della spesa pubblica. La Corte dei Conti meno di un mese fa ha messo in guardia dagli «effetti delle scelte operate nel settore previdenziale». Ovvero gli interventi sulle pensioni stanno creando problemi di aumento della spesa. La Banca d'Italia inoltre sottolineava che nel 2006 la spesa primaria è rimasta inalterata al 40% del pil. Nel programma del Pd si legge: «Pagare meno pagare tutti», ovvero la promessa di ridurre le tasse. Ma dal 2005 al 2006 la pressione fiscale è salita dal 40,5% al 42,3%. La Banca d'Italia nel Bollettino economico di aprile 2007 diceva che «la pressione fiscale supera quella media dell'area euro e si colloca in prossimità dei valori massimi storici». Poco convincente il programma anche per la politica energetica. Il Pd ripropone i rigassificatori, i termovalorizzatori e altri impianti per il trattamento dei rifiuti. La risposta a questi impegni è in quello che è successo a Napoli con l'emergenza rifiuti e il balletto sulla questione dei termovalorizzatori. Veltroni prospetta la creazione di campus scolastici e universitari ma va ricordato che nella prima Finanziaria di Prodi c'erano tagli alla ricerca al punto da far intervenire il senatore a vita e premio Nobel Rita Levi Montalcini che minacciò di non votare la manovra dei tagli alla ricerca.

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