Nomine di fine stagione, Gentiloni sistema la dirigente
Almenoda quando lo scorso 24 gennaio il Senato ha negato la fiducia al professore. E da allora è tutta una corsa a fare nomine, a piazzare uomini di fiducia nei ruoli chiave prima che arrivi il successore di Prodi a Palazzo Chigi. Ma c'è chi come il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni si è mosso per tempo. Tanto per mettersi al riparo. Infatti pochi giorni prima del collasso del governo al Senato, il ministro ha dato il via libera alla nomina della dottoressa Valeria Amendola a capo della Direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione. Scelta poi confermata dal ministro della Funzione pubblica Nicolais. Una nomina non di poco visto che alla dirigenza generale sono delegate le più importanti competenze del settore. Prime fra tutte quella di rilasciare le autorizzazioni, le concessioni e le licenze agli operatori delle Radio e delle Tv. Poi di controllare e gestire il contratto di servizio con la Rai. Ed infine il compito di ripartire le frequenze e svolgere funzioni di supervisione su tutto quello che concerne il settore delle comunicazioni elettroniche. Ruolo chiave, quindi, che appunto il ministro Gentiloni ha pensato bene di affidare ad un suo uomo, o meglio donna, anche se esterno all'amministrazione. Per la verità non è la prima volta che Gentiloni tenta l'assalto a questa poltrona. Anzi. La prima volta a rimetterci fu nel dicembre del 2006 Giovanni Bruno, nominato direttore generale dall'ex ministro Landolfi con un contratto quinquennale. Una rimozione poco ortodossa fatta in fretta e furia e senza possibilità di replica. Da qui l'intervento dei giudici del Tribunale del Lavoro che hanno considerato l'uscita di scena di Bruno in violazione della Carta del Lavoro. Ed il prossimo 15 aprile anche la Corte Costituzionale interverrà su questo caso. Un brutto scivolone per il ministro, che adesso rischia di ripetersi visto che la nomina di Amendola è già davanti alla Procura di Roma. L'ipotesi di reato è quella di abuso d'ufficio. Ma probabilmente a far saltare lo spoil system di Gentiloni potrebbe essere la Corte dei Conti a cui spetta il compito di ratificare il contratto della nuova dirigente. Un "niet" che così eviterebbe al ministero di aprire un nuovo contenzioso. Il secondo nel giro di soli due anni.