Enzo Carra: «Si sciolgano o i cattolici vanno via»
Ebbene,nelle ultime settimane, Carra ha dovuto prima fare i conti con l'apparentamente tra il Pd e Antonio Di Pietro (il pubblico ministero che lo fece arrestare nel 1993 ndr), poi con i «laicissimi» Radicali che insistono per ricevere lo stesso trattamento. Onorevole, è pronto a fare i conti con Emma Bonino e Marco Pannella? «La decisione dovrebbe arrivare oggi ma, se i Radicali accettano di candidarsi nelle liste del Pd, non vedo difficoltà». Cioè? Non è preoccupato dalla possibilità di dover convivere con chi ha posizioni così diverse dalle sue sulle questioni etiche? «Il Pd è un partito pluralista. Già adesso ci sono personalità che professano le stesse idee dei Radicali. Anzi, forse sono anche più spinti». Ammetterà, però, che tra un radicale come Pannella e un cattolico come lei c'è un abisso. «In molti casi le loro posizioni sono diverse dalle mie». In molti casi? «Certo. Ad esempio, anche se c'è una distanza totale sui temi etici, condivido alcune battaglie come quelle sulla giustizia e sul liberismo economico. E, comunque, pure nel centrodestra ci sono dei radicali che hanno posizioni diverse dai cattolici. Se Bonino e gli altri entrassero nelle nostre liste ci potrebbe essere una redistribuzione equa negli opposti pluralismi». E se, invece, ottenessero l'apparentamento? «Non si può pensare che un partito con una sua struttura e una sua identità possa apparentarsi con il Pd. Infatti è chiaro che, a quel punto, i Radicali si trasformerebbero in una spina nel fianco». Scusi, ma Di Pietro lo ha ottenuto? «Innanzitutto io mi fido di Veltroni che ha detto che si tratta di una fase transitoria e che, dopo il voto, l'Idv entrerà nel Pd. Inoltre è chiaro che, quella di Di Pietro, è una forza meno identitaria che non ha la storia dei Radicali». Insomma, o dentro le liste o niente? «Se entrano con il partito Radicale è chiaro che i cattolici dovranno andare da un'altra parte. Anche perché a quel punto, inevitabilmente, si creerebbe una divisione sui temi etici» Un po' come successe alle scorse elezioni? «Esattamente. Abbiamo già visto cosa è successo nel 2006 con la Rosa nel pugno e l'Ulivo. Io credo che il centrosinistra oggi non abbia bisogno di divisioni». Come quelle create dalle dichiarazioni fatte da Di Pietro sulle tv? «Il Pd è un partito che si sta stringendo attorno ad un programma, diversificare le posizioni certo non aiuta. Non possiamo passare il tempo a rincorrere le dichiarazioni altrui». Pentito di aver imbarcato il pm che la fece arrestare nel 1993? «Dico solo che il Pd ha fatto un proprio programma. Chi non lo condivide, come ad esempio la Sinistra Arcobaleno, può fare altro. Avere delle dissonanze è il modo migliore per perdere le elezioni e noi non vogliamo perderle. Questo ovviamente vale per l'esterno. Dentro il partito è bene che ci sia dialettica e che ci si confronti». Quindi per ora resta dov'è? «Se un giorno vedrò che nel Pd non c'è libertà di espressione e la necessaria rilevanza politica per me e per i miei amici, trarrò le dovute conseguenze. Ma fino ad ora non è accaduto».