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Al governo c'era (e c'è) il suo partito, tutto il suo ...

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Ecco perché ci permettiamo di andargli in aiuto con cinque semplici domande, forse utili a dirimere questa non secondaria questione. Eccole, una in fila all'altra: 1. Rifarebbe, on. Veltroni, la riforma delle pensioni del governo Prodi, che abbassa l'età pensionabile mentre il mondo fa l'esatto contrario? 2. Rimetterebbe nell'agenda politica nazionale i DICO, come fu fatto a fine 2006? 3. Ripeterebbe la scelta d'inizio legislatura di rifiutare l'offerta di Berlusconi di un governo di Grande Coalizione, in presenza di un così esiguo margine di vantaggio nei seggi al Senato? 4. Voterebbe nuovamente a favore dell'indulto, approvato a luglio 2006, che ha prodotto un'impennata nei reati commessi lo scorso anno? 5. Sosterrebbe ancora una politica fiscale di maggiori tasse senza mettere realmente mano alla dimensione della spesa pubblica, gigantesca e spesso improduttiva? Sono domande semplici e chiare, che ci auguriamo trovino risposta. Il futuro del Partito Democratico non può che costruirsi analizzando e "digerendo" il passato, soprattutto da parte di chi proviene da lunga storia di partito. Eludere la questione significa non avere rispetto degli elettori (dei propri innanzitutto) e scegliere la scorciatoia anziché la strada maestra. E siccome siamo in clima di domande, ne aggiungiamo una: condivide nella lettera e nello spirito la proposta di Antonio Di Pietro su Mediaset qui spiegata in prima pagina? Roberto Arditti

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