Fabrizio dell'Orefice [email protected] Quando ...
Lui, oggi coordinatore piemontese degli azzurri, guarda Veltroni alla tv e gli parte la prima battuta: «Si sta tingendo i capelli. Ora voglio vedere se cambia sesso». Che vuol dire, Crosetto? «Voglio dire che per ora tutta la campagna elettorale di Veltroni è stata impostata su un punto: far dimenticare ciò che è stato prima. Lui e anche il governo Prodi». Senta, Veltroni dice: il centro sono io, il Pdl è di destra. È così? Dopo l'uscita dell'Udc c'è stato un slittamento a destra? «Andiamo con calma. Sono più temi. Il Pdl è di centro. Pensi all'anima liberale, nel mio collegio sono eletti Costa e Biondi tanto per citarne due. C'è una vasta anima democratico cristiana, con Pisanu e Scajola tanto per citare i big. C'è una forte rappresentanza socialista». Va bene, ma così sta parlando solo di Forza Italia. «E allora parliamo dei leader. Berlusconi è un moderato e ha una storia innegabile di moderato. Veltroni era un comunista». Era, e oggi? «Oggi è alla guida del Pd che è l'evoluzione naturale dei Ds». Resta il fatto che il Pdl senza Casini rischia uno slittamento verso l'ala estrema? «Non credo, restiamo dove eravamo prima. È Casini che deve spiegare». Che cosa deve spiegare? «Deve spiegare perché, nel momento in cui nasce la sezione italiana del Ppe, lui dice di no e se ne va. Invece Fini ha compiuto un balzo storico dicendosi pronto a rinunciare al suo 10, 11% pur di aderire a un progetto più grande». Sarà, ma è chiaro che Veltroni punterà la sua campagna elettorale su questi temi, sul Pdl di destra. «Se lo farà deve pensare che gli elettori sono davvero stupidi. Pensa davvero che gli italiani non ricordino che questi che si candidano a guidare il Paese sono gli stessi che l'hanno governato sino ad adesso?». Gli stessi propio no, hanno consumato la rottura con la sinistra radicale. «L'hanno dovuto fare». Intanto è stato candidato Boccuzzi, il sopravvissuto della tragedia della Thyssen. Che cosa ne pensa? «Posso fare una domanda provocatoria?» Prego. «Ma dovevano aspettare una tragedia di quelle dimensioni per candidare un operaio? Perché non l'hanno fatto prima? Vede, voglio dire a Veltroni che la politica non è marketing». E la candidatura di Colaninno? «È la chiusura di un ciclo, il ciclo di Montezemolo che ha portato Confindustria sempre più a sinistra. Colaninno poi...». Poi cosa? «È il figlio del Colaninno che fece un affare con Telecom all'epoca di D'Alema. Non ci stupisce più di tanto perché, come si sa, le colpe dei padri, ed in questo caso i debiti, non solo di riconoscenza, del padre, ricadono sempre sui figli. La vicenda Telecom insegna».