L'addio di Pier «Meglio solo non mi vendo»
Dalla platea è un tripudio di applausi che sommergono la voce di Casini che fatica a proseguire. «Nei prossimi due mesi - dice - parlerò un linguaggio di verità e responsabilità. È una difficile impresa», ma «ci sono tanti italiani che non si sentono di legare il loro futuro a chi oggi è in campo, ad una sinistra fallita nella storia e nell'esperienza di governo o a una nuova formazione imperniata sul populismo e sulla demagogia, una grande Arca di Noè che può forse comprare i marchi, ma non tutti gli uomini e le loro idee». L'ultimo pensiero è per il Cavaliere: «Dopo 14 anni di collaborazione, a Berlusconi voglio dire una cosa semplice e chiara: in Italia non tutti sono in vendita». Di An non si cura. Il punto, dice, non è se Fini abbia posto o meno un veto sul simbolo Udc: «Non mi interessa più; io adesso guardo avanti». Di ricomposizione, naturalmente, Casini non vuol sentirà parlare («ma di che parliamo? Di niente») e snocciola i temi della sua campagna elettorale. All'Italia chiede «scelte coraggiose». Avverte che l'Udc «non darà mai salvacondotti agli evasori fiscali perchè l'evasione fiscale è un reato», ma bisogna avere il coraggio di dire «che la pressione fiscale italiana è assolutamente eccessiva». Casini punta il dito contro chi vuol elevare l'aliquota per la tassazione delle rendite finanziarie al 20%, propone l'abolizione delle Province, la detassazione del «lavoro straordinario per lavoratori e aziende». Parla di energia, un tema «fondamentale e drammatico perchè la nostra dipendenza energetica è all'85%». Spiega che «è finita la stagione dei no: alle opere pubbliche, alla Tav, ai termovalorizzatori, agli inceneritori, alle centrali a carbone, al nucleare. O noi cominciamo a dire dei sì, a proporre con forza al Paese una stagione di sacrifici, o finiremo in serie zeta». Altro capitolo, quello delle liberalizzazioni che «servono all'Italia», non quelle «finte, alla Bersani, ma quelle vere che partono dai servizi pubblici locali». Infine, il fisco deve iniziare a parlare di «modello familiare». «Al centro della nostra campagna - rivendica Casini - è la difesa dell'identità cristiana del nostro popolo, non dobbiamo vergognarcene. Dobbiamo farlo per noi stessi, per le nostre radici. Non è un'affermazione religiosa. Dobbiamo dire agli extracomunitari che vengono in Italia legalmente che sono in un Paese che ha una storia, tradizioni» e che «la cittadinanza non è l'inizio ma la fine di un percorso, il sentimento di appartenenza ad una nazione». È il giorno della rottura con Berlusconi. Casini per ora non parla di alleanze e apparentamenti al centro. Intanto però sarebbe suicida dividere le forze. L'Udc parte dalla candidatura di Casini premier e non è certo chiuso ad adesioni. A partire dalla Rosa Bianca, dove il rapporto con Pezzotta è avviato. Più incertezze sull'Udeur, mentre l'Mpa di Raffaele Lombardo si sarebbe avvicinato in queste ora al Pdl in una partita (ancora aperta) tutta siciliana.