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Giulia Martelli Quanto ci ...

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Ed ecco che un sindaco del Mezzogiorno e un senatore si ritrovano in affari con un magnate russo per cambiare la legge che vieta di aprire i casinò, alla «modica» cifra di circa 750 mila euro. Per il sedicente Sergei Knyazev, raggiungere i vertici è stato semplicissimo, gli è bastato aprire il portafogli: 400 mila euro per l'onorevole, intorno ai 200 per il sindaco, altri 100 mila per l'intermediario e circa 68 per altre «spesucce» preliminari, bisognerà pure organizzare cene e convegni per sponsorizzare il casinò, suvvia. Questi i costi per la proposta di riforma di legge, possiamo solo immaginare quanti ne avrebbero chiesti dopo per avere le «mani in pasta» nella realizzazione del progetto. Una vera e propria lobby, che dimostra come davanti a un bel guadagno anche i politici che si definiscono «seri» possano cambiare idea: «In passato ero contrario ai casinò — dice l'onorevole — ma era una posizione politica, ora si può fare, basta definire i ruoli». Questa è solo una delle storie che sarà raccontata questa sera a «Italian job», il nuovo programma de La7 pronto a svelare favoritismi e magagne dei potenti. Protagonista assoluto del format l'attore Paolo Calabresi (già noto al pubblico per aver beffato media e pr nelle vesti di Nicholas Cage e John Turturro) che con i suoi travestimenti ha scoperchiato diversi «altarini». Fintosi onorevole, mostra come sia facile per un politico assecondare i propri capricci, vuoi che sia partecipare come giurato a Miss Italia o incontrare il proprio idolo sportivo, nel caso specifico Buffon, e palleggiare con lui. Ma a questo ormai ci eravamo abituati: il libro rivelazione del 2007 «La Casta» ci ha edotto bene e i recenti scoop (ricordate il viaggio di Mastella e prole con l' aereo di Stato per andare a vedere il Gran Premio di Formula 1?) ci avevano smaliziato a dovere. Il caso della costutituzione di una lobby però è inquietante. Non solo dimostra come Tangentopoli sia stata una bolla di sapone e che la corruzione è ben lungi dall'esser annientata (lo dirà lo stesso senatore «oggi siamo più furbi e attenti, abbiamo maschere migliori»), ma anche come sia una cosa naturale: i pesci sia piccoli sia grossi sono stati «pescati» con estrema facilità e non c'è stato un attimo di tentennamento da parte dei politici alla richiesta del russo. Davanti ai soldi tutto è passato in secondo piano, nessuno si è preso la briga di fare una ricerca su questo Knyazev, accolto come se fosse il figlio di Putin, anzi gli è anche stato promesso impegno e fedeltà perché «è una brava persona e sono onorato di aver preso accordi con lei». «Non fatevi condizionare guardate oltre l'apparenza, guardate la verità» dice Calabresi alla fine di ogni storia e tutti asseriscono anche quando sono i primi a scegliere l'illecito. «Italian job» mostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che i «valzer» delle poltrone sono solo una presa in giro e che truffe, sprechi, imbrogli, corruzioni e opportunismi ancora «appestano» il nostro Paese. Altro che la «monnezza» della Campania.

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